Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 28 Gennaio 2015
Il super franco affossa la filiera bosco-legno: cassa integrazione per 84
La cassa integrazione ordinaria potrà essere utilizzata fino al prossimo mese d’agosto, ma come ha evidenziato Sergio Clari, segretario della Feneal Uil, «per ora è stata richiesta in via cautelativa e ci auguriamo che resti tale».
È stato firmato ieri l’accordo per la cassa integrazione ordinaria per tre aziende del settore legno della provincia di Sondrio: l’accordo coinvolge in totale 84 lavoratori, di cui 50 (tra cui una ventina di impiegati) dell’Industria Legnami di Tirano, 19 dell’impresa Ghilotti Giuseppe sempre di Tirano e altri 15 della Rainoldi Legnami di Castione.
Un accordo simile, poi, era stato richiesto in precedenza (e con motivazioni diverse) anche dall’azienda Mariana di Andalo e dalla Pedranzini di Mantello.
La cassa integrazione ordinaria potrà essere utilizzata fino al prossimo mese d’agosto, ma come ha evidenziato Sergio Clari, segretario della Feneal Uil, «per ora è stata richiesta in via cautelativa e ci auguriamo che resti tale. La cassa integrazione è un ammortizzatore sociale che per fortuna c’è in questo periodo di crisi». «L’aumento del franco - ha fatto eco Daniele Tavasci, segretario provinciale della Filca Cisl - ha creato un aumento del costo della materia prima del 15% e quindi ha determinato difficoltà di approvvigionamento. Il legno è una materia per la quale i costi di trasporto incidono parecchio e se si considera anche che il settore legno ha avuto un calo del 15-20% legato alla crisi dell’edilizia, si capisce da cosa derivano le difficoltà in atto».
Difficoltà legate anche alla frammentazione e parcellizzazione del territorio boschivo in Valtellina e Valchiavenna: «Si sono spesi molti soldi per incentivare il taglio del bosco - ha proseguito Tavasci - ma praticamente nessuno per l’infrastrutturazione del patrimonio boschivo sulla vasta area. L’occasione è dunque buona per tornare a parlare della filiera bosco-legno: il settore è molto significativo per il territorio della provincia di Sondrio, ma manca un’autorità che possa creare un piano di intervento e coltivazione del bosco in base ad alcune priorità condivise. Non è un ragionamento facile, ma la politica non può scappare via».
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