Economia / Sondrio e cintura
Sabato 19 Luglio 2014
«Il massimo ribasso
ammazza le ditte
Meglio il km zero»
Appalti e vicenda Cossi, parla Confartigianato - Gritti: «Le grandi imprese possono delocalizzare - I piccoli restano e resistere è sempre più difficile»
«Le piccole imprese sono l’anello debole del settore». Gli artigiani edili non hanno dubbi. Rispetto ai costruttori del comparto industriale cambia la dimensione delle aziende, ma le problematiche sono simili. Il dibattito originato dall’annuncio dell’imprenditore edile Renato Cossi, deciso a spostare in Svizzera la maggior parte delle proprie attività, coinvolge anche Confartigianato.
«Stiamo discutendo di un vero processo di modernizzazione di un settore centrale non solo per la nostra economia, ma per il futuro del nostro territorio - spiega il presidente Gionni Gritti -. Le difficoltà̀ avvertite non sono diverse da quelle vissute in altre realtà, anche se da noi alcune peculiarità̀ e caratteristiche appaiono più̀ marcate. Mi riferisco a imprenditorialità̀ diffusa, esigenze di difesa e di tutela di un territorio fragile, solo per citare le principali. Emerge sempre più̀ la necessità di dare un nuovo volto al settore dell’edilizia e al comparto immobiliare, così come il bisogno di nuovi sbocchi e competenze professionali».
Secondo Gritti le micro e piccole imprese che operano spesso in subappalto sono l’anello debole di questo sistema. «E se grandi aziende possono decidere di delocalizzare, questa opportunità̀ non sempre è̀ alla nostra portata. Siamo noi ad anticipare i costi e a dover attendere i pagamenti con tutte le conseguenze sul piano creditizio e di liquidità̀ del sistema. Il vero problema non sta nella dialettica fra il “pubblico” e il “privato”, ma fra “privato” e “privato”.
Appare condivisibile il giudizio positivo espresso sulla “qualità” del tessuto imprenditoriale e proprio molte piccole imprese non sono seconde a nessuno. La crescente sensibilità̀ verso i temi dell’efficienza energetica e le professionalità̀ dimostrate dalle maestranze - sempre più̀ spesso corteggiate da imprese straniere - ne sono la più̀ evidente dimostrazione. Questo significa che è giunto il momento che anche a queste aziende venga assegnato riconoscimento anche sul piano sociale e politico». Non mancano le proposte. Due sono chiarissime. «Da qui trae ispirazione la recente proposta avanzata dalla nostra associazione a diverse amministrazioni comunali di dare il via ad una capillare campagna di sensibilizzazione verso la cittadinanza a sostegno delle imprese locali, in una sorta di invito anche ai privati verso i lavori a “chilometro zero”. C’è poi la sollecitazione già lanciata agli enti locali di dare il via ad un’azione corale contro il “Patto di stabilità”».
Le aspettative sono semplici. «Una suddivisione in più̀ lotti delle opere, così da evitare il ricorso al subappalto da parte di imprese grandi, e il superamento di criteri come il “massimo ribasso” che non garantiscono l’interesse generale e la qualità̀. Le aggregazioni e la creazione delle “reti d’impresa” devono però essere percepite come un’opportunità̀ per creare sinergie fra competenze diverse e non come una scelta obbligata per fronteggiare un supposto “difetto” del tessuto imprenditoriale, affetto per taluni (che sbagliano) da “nanismo”. Non è invece fuori luogo un sano ritorno alle origini delle nostre imprese in cui l’etica, la serietà̀ e la “stretta di mano” devono e possono tornare ad essere elementi di merito. Tutti hanno riconosciuto correttamente nella “qualità̀” un fattore comune del comparto edile provinciale, ma questi livelli si possono conservare se il sistema è̀ in grado di darsi delle regole capaci di non mettere al primo posto il fattore “prezzo”».
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