Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 12 Luglio 2018
«Il futuro del vino, più visite in cantina e meno burocrazia»
Consorzio di tutela, i temi del nuovo presidente Aldo Rainoldi: «Bisogna essere capaci di lavorare sull’accoglienza. In Regione per parlare del rischio abbandono in vigna».
Con Aldo Rainoldi, nominato da poco più di un mese alla guida del Consorzio tutela vini di Valtellina, abbiamo voluto fare un focus sullo stato del vino valtellinese. Un avvicendamento programmato e concordato con i colleghi, di cui il neo presidente se ne sta rendendo conto in questi primi giorni di attività. «Sicuramente dal numero di telefonate che sto ricevendo in questi giorni mi sto rendendo conto dell’incarico ricevuto, le aspettative di fare bene ci sono con la giusta dose di entusiasmo e con la consapevolezza che molte cose sono già state impostate e ce ne sono altre da fare».
Sul tavolo alcuni i temi caldi, sia da un punto di vista tecnico che per la promozione del comparto vino. «Abbiamo sul tavolo alcune tematiche stringenti tra cui uno studio con dei fondi legati al Gal per una ricerca su dei cloni di Nebbiolo che siano resistenti alle fitopatie. Questi studi, che richiedono molto tempo in ambito di ricerca, ci potrebbero permettere di avere delle barbatelle che siano resistenti e meno sensibili a funghi, peronospera, quindi con la possibilità di fare meno trattamenti in vigna con un impatto sia dal punto di vista ambientale che economico per i viticoltori».
Per quanto riguarda invece la valorizzazione, l’idea del presidente Rainoldi è chiara. «Ci sono alcuni progetti in cantiere, ma prima ci vogliamo concentrare sul consolidare alcune iniziative partite molto bene come Chiavenna Wine Festival di cui faremo la seconda edizione». Sui temi legati alle denominazioni, nell’anno 2018 in cui ricorrono i cinquant’anni della Doc e i venti della Docg, ecco il pensiero del Consorzio.
«Il cambio di denominazione ha delle basi ampelografiche di vitigni coltivati in una determinata zona, quindi se si vuole avviare un percorso ci sono dei tempi e delle procedure di tipo formali da effettuare. Di recente abbiamo fatto una modifica a una denominazione per rendere più riconoscibile la nostra zona, modificando l’Igt Terrazze Retiche di Sondrio in Terrazze Alpi Retiche, crediamo che sia un nome che evoca una determinata zona che appartiene alla nostra tradizione e cultura come quella alpina. Siamo aperti a qualsiasi discussione, ma ci vogliono delle istanze e dei passaggi formali».
Il ricambio generazionale, sino a poco tempo fa un dilemma aperto, oggi sembra essere ormai consolidato, con un gruppo di gente giovane ma allo stesso tempo con esperienza che ha voglia di stare insieme, la premessa come base di partenza. Piuttosto bisogna confrontarsi in fatto di enoturismo. «Ci rendiamo conto che l’enoturismo è sempre più importante, o puntiamo su questo fenomeno oppure non cavalchiamo l’onda ma sarebbe una scelta pericolosa. C’è una grande richiesta di visite in cantina che va assecondata, anche come fonte di reddito e creazione di posti di lavoro. Dobbiamo farci trovare pronti per intercettare queste richieste che ci vengono da un turismo di montagna e del lago che si interfaccia alla Valtellina come vino del territorio, grazie anche a un lavoro già intrapreso con il mondo della ristorazione che oggi è al nostro fianco. Fare un buon vino non è più sufficiente per raccogliere la sfida e intercettare turisti collegati al mondo del vino, ma bisogna lavorare sull’accoglienza in chiave culturale, le nostre cantine più che di sale di degustazione devono lavorare sul saper accogliere, con personale magari anche in condivisione tra le cantine che sappiano raccontare il vino valtellinese anche con la conoscenza delle lingue straniere, simile a un modello Langa».
Infine Rainoldi chiude con una considerazione sulla viticoltura contro l’abbandono. «Il mio impegno è quello di lavorare in questa direzione, andrò a parlare in Regione per avere un occhio di riguardo sull’assegnazione dei reimpianti di vigna in superficie di piccole quote che al momento sono bloccati, per avere la possibilità di recuperare qualche terreno incolto di terra che prima era vigneto poi diventato bosco. Bisogna rendere più snella la burocrazia del comparto, la nostra viticoltura va semplificata».
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