Economia / Sondrio e cintura
Domenica 04 Dicembre 2016
«I posti di lavoro? Ci sono, basta avere
le giuste capacità»
Schena, consigliere di Confindustria, è sicuro. Volontariato e sport sono palestre ideali per i leader. «La disoccupazione esiste, ma servono precise abilità».
«La disoccupazione in provincia non esiste per i giovani che hanno le giuste capacità». Nella Valtellina segnata dalla fuga all’estero e verso aree metropolitane di tanti giovani e dall’allarme precarietà, la considerazione espressa ieri da Sergio Schena, consigliere di Confindustria Lecco e Sondrio, è decisamente significativa.
Le competenze acquisite con i percorsi formativi - soprattutto quelli in linea con le richieste del mercato - sono fondamentali, ma ci sono anche altre abilità che rendono ben più apprezzati i candidati dalle aziende. Il mondo del volontariato, come quello dello sport, è un’ottima palestra per formarli sul piano del fare squadra, costruire relazioni e diventare leader.
«La disoccupazione su figure che hanno queste capacità non esiste», ha spiegato Schena nella conferenza dedicata a Lever, il progetto dedicato alla modellizzazione dell’apprendimento informale e delle competenze trasversali nelle esperienze di volontariato per accrescere l’impiegabilità e la mobilità dei cittadini.
«Basti pensare ai tecnici preparati oppure alle persone che sappiano gestire relazioni. Dagli istituti non ne escono abbastanza per il mercato del lavoro. Abbiamo aziende con piani di assunzioni di 40-50 persone che non riescono a soddisfare i propri bisogni sulla base di capacità non tanto tecniche, quanto umane. Bisogna favorire la frequentazione delle associazioni di volontariato, vere palestre di vita».
Il progetto Lever, avviato due anni fa e finanziato dall’Unione europea nell’ambito dei progetti Erasmus plus, ha sviluppato un modello per il riconoscimento e la validazione delle competenze acquisite durante significative esperienze di volontariato coinvolgendo otto partner internazionali provenienti da cinque paesi europei: Spagna, Italia, Olanda, Danimarca e Polonia.
Le aziende sono pronte per questi cambiamenti, per accettare queste competenze e considerarle spendibili nel mercato del lavoro. «Prontissime – ha assicurato Giorgio Petrelli di Confindustria -. Le competenze professionali sono certificate, ad esempio la conoscenza di ogni lingua è definita con precisione. Nel mondo delle soft skill è molto più difficile dare stime oggettive, le società hanno difficoltà nell’ottenimento di una risposta dal candidato per abilità come la capacità di leadership, le abilità nel lavorare in gruppo e l’assertività».
Lever si sofferma su tredici competenze fondamentali che rappresentano circa il 70-80% delle abilità. «Le aziende cercano moltissimo queste caratteristiche nei giovani candidati – ha precisato Petrelli -. Il volontario lavora per tanto tempo in silenzio e senza accorgersi delle proprie competenze. I colloqui tecnici hanno permesso di farle emergere, i giovani sono stati contenti, a tratti stupiti di se stessi. Hanno capito di avere delle competenze in più da inserire nel proprio curriculum».
«Il segretario, l’operaio generico e l’impiegato di una volta vanno sparendo - la sua considerazione -. Tutta un’altra cosa rispetto ai tecnici molto preparati oppure alle persone con grande capacità di creare relazioni», ha concluso Schena.
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