
I dazi americani colpiscono Lecco, a rischio 85 milioni
L’export dalla nostra provincia agli Usa nel 2024 hanno raggiunto quota 432 milioni di euro. Crippa, export manager: «In difficoltà soprattutto la subfornitura»
Lecco
Non si fermano le negoziazioni fra la Commissione Ue e l’amministrazione statunitense in ore in cui le Borse asiatiche ed europee affondano per il panico scatenato sui mercati dall’avvio, domani, dei rincari sui dazi che gli Stati Uniti intendono imporre a tutti i loro partner commerciali.
Dagli annunci sembra si vada verso dazi universali cosiddetti “reciproci” del 20% che colpiranno i Paesi con maggior interscambio con gli Usa, con effetti certamente sui Paesi del G20, che totalizzano l’80% del Pil mondiale. Fra le grandi economie europee l’Italia è quella che risentirà più di altre dei nuovi dazi, con un allarme lanciato anche dall’Istat che ricorda come nel 2024 le esportazioni italiane verso gli Usa abbiano raggiunto i 65 miliardi di euro, con un surplus di oltre 38 miliardi.
Fatte le debite proporzioni, andrà così anche per Lecco, tanto che «le nostre imprese si sono già messe all’opera, attraverso il nostro servizio di Rete Estero, per trasformare la minaccia in opportunità di ampliare i mercati per spostare le vendite altrove», afferma Angelo Crippa, export manager e coordinatore del servizio cogestito da Confapi Lecco e Sondrio e Confartigianato Lecco.
Nei dati Istat nel 2024 Lecco ha esportato negli Stati Uniti beni e servizi per 432.725.650 euro, un po’ in calo rispetto al 2023 (472.386.943 euro) e anche al 2022 (520.433.308 euro). L’incidenza dei nuovi dazi (calcolati come il 20% del valore delle esportazioni) sarebbe dunque di 86.545.130 euro. E se l’Europa decidesse per l’imposizione di contro dazi per Lecco peserebbero poco visto che nel 2024 le aziende del territorio hanno importato dagli Usa un valore intorno ai 77 milioni di euro, meno del 2023 (84,5 milioni) e molto meno del 2022 (131 milioni). Dazi che peseranno soprattutto sui prodotti in metallo (26,7 milioni di euro circa) e sulla vendita di macchinari (quasi 20,5 milioni).
«Per chi come noi è impegnato a favorire lo sviluppo del commercio internazionale i nuovi dazi costituiscono un vero ostacolo – afferma Crippa -. Quello statunitense è un mercato-obiettivo per tante nostre aziende strutturate che lavorano direttamente con gli Usa, è uno dei più fiorenti e ricchi dove il made in Italy è riconosciuto nella qualità ed anche economicamente. E’ un mercato che ultimamente stava entrando anche nelle nuove prospettive su cui puntare anche per diverse pmi per le quali abbiamo avviato progetti di espansione. A subire i nuovi dazi senza poter minimamente governare il timone della situazione né orientare il proprio orizzonte di mercato saranno i tantissimi subfornitori che vanno a completamento del prodotto che viene poi acquistato negli Stati Uniti».
La preoccupazione è per le tante imprese di lavorazioni meccaniche che trovano applicazione in una lunga serie di prodotti, le quali «avranno una contrazione indiretta dei volumi. Stiamo gestendo concretamente dei progetti di sviluppo nella cosmetica, nella ferramenta, nella meccanica stiamo sviluppando contatti verso aziende italiane ed estere presenti negli Stati Uniti. Ora bisogna riuscire a orientare lo sviluppo verso altri mercati migliorando in prima persona la promozione commerciale della propria azienda, sondando altri mercati senza attendere che arrivino i cali di ordinativi. Iniziare ora a sondare altri mercati».
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