Guerra e sanzioni. L’economia lecchese accusa le difficoltà
Confindustria L’analisi congiunturale pone in evidenza una riduzione della domanda per il 36% delle aziende. Contrazione del fatturato e della quota di export per il 26%
Gli indicatori economici si sono mantenuti su livelli positivi, durante la prima metà dell’anno, ma il quadro attuale è caratterizzato da una marcata incertezza che nei prossimi mesi potrebbe trasformarsi in un rallentamento consistente, con il rischio di conseguenze pesanti anche per i territori di Lecco e Sondrio.
L’analisi congiunturale realizzata dal Centro studi della territoriale di Confindustria, ha evidenziato quanto il conflitto in corso in Ucraina stia condizionando anche la nostra economia territoriale. La guerra e le sanzioni imposte a livello internazionale hanno infatti causato una riduzione della domanda per oltre un terzo (36%) delle aziende e una contrazione del fatturato e della quota di export per oltre una realtà su quattro (26%). In quasi la metà dei casi (49,2%), le aziende hanno segnalato che il protrarsi del conflitto ha di fatto aumentato le criticità di approvvigionamento delle commodities, sia in termini di prezzo, sia in termini di difficoltà di approvvigionamento lungo le catene di fornitura internazionali.
Ciò nonostante, in termini complessivi la domanda è risultata in aumento, nel primo semestre, sia rispetto ai sei mesi precedenti che al periodo gennaio-giugno 2021. Gli ordinativi crescono di circa 8 punti percentuali (+7,7%) sul piano tendenziale e del 5,7% su quello congiunturale. Le previsioni per l’evoluzione degli ordini del periodo luglio 2022 rivelano cautela e si attestano al +2,4%, coerentemente con quanto esaminato a livello congiunto.
In crescita anche l’indicatore relativo alla produzione. Il confronto con la prima metà dell’anno passato evidenzia un +3,6%. La variazione misurata rispetto ai livelli della seconda metà del 2021 si attesta invece al +5,4%. Le ipotesi per il secondo semestre 2022 non rivelano particolare fiducia sulla prosecuzione della fase di crescita: complici le criticità sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime e l’incertezza determinata dalle conseguenze del conflitto, le previsioni risultano improntate alla conservazione dello scenario.
Quale conseguenza dell’incremento degli ordini e dei prezzi, aumenta anche il fatturato. Sul piano tendenziale il tasso di crescita è del 13,3%, mentre la variazione congiunturale evidenzia una crescita del 10,4%. Positive anche le previsioni per il prosieguo dell’anno (+3,1%).
In relazione al secondo trimestre, in funzione della situazione geopolitica, a migliorare sono state le vendite entro i confini nazionali, mentre l’export si è mantenuto sui livelli di inizio anno. Il fatturato in Italia è valutato in crescita dal 45,4% delle imprese, è stabile per il 39,2% mentre in diminuzione per il rimanente 15,4%. L’export viene considerato in mantenimento da una realtà su due (50,6%), in espansione per il 27,8% mentre in decelerazione per il restante 21,6%. La quota di fatturato realizzato dalle realtà lecchesi e sondriesi oltre i confini nazionali si attesta, tra gennaio e giugno 2022, al 32,7% del totale.
Critico il tema materie prime: nel primo semestre i prezzi sono continuamente rincarati (con percentuali in doppia cifra), anche a causa delle speculazioni in essere. Difficoltà anche nel reperimento, in termini di tempistiche e quantitativi disponibili.
In 9 casi su 10 (90%) sono stati registrati significativi impatti sui costi di produzione, con la conseguente contrazione dei margini di profitto per circa tre realtà su quattro (74,6%). Infine, un passaggio sull’occupazione, che l’85% ha indicato come stabile da gennaio a giugno e che il 78% considera in mantenimento da qui a dicembre.
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