Economia / Valchiavenna
Domenica 20 Maggio 2018
Grigioni, soffre l’edilizia: il problema contratto e nodo prepensionamenti
Due le questioni aperte. Intanto il lavoro nei cantieri si sposta verso Coira e il resto della Svizzera.
La crisi si fa sentire e il lavoro nei cantieri si sposta verso Coira e il resto della Svizzera. Un trend negativo noto da vari anni. Ma nella primavera dell’edilizia grigionese si fanno vivi altri problemi: il prepensionamento e il contratto collettivo.
Maggio è cominciato con l’annuncio della chiusura dell’azienda Pitsch di Sankt Moritz, una brutta notizia che determina la scomparsa di ben duecento posti di lavoro, coinvolgendo anche molti frontalieri valchiavennaschi e valtellinesi. All’origine della decisione c’è la forte riduzione dell’attività edilizia nella regione - dove altre aziende, ma non questa, sono state coinvolte nello scandalo degli appalti di cui si è occupata anche la magistratura - e la conseguente guerra dei prezzi giudicata rovinosa. E anche per coloro che lavorano i problemi non mancano. «Da Sankt Moritz a Zuoz i cantieri di un certo rilievo si contano sulle dita di una mano, sono molti di più i camion delle ditte engadinesi con operai italiani che nei pomeriggi di venerdì tornano in questa regione dal capoluogo, dopo una settimana trascorsa lontano da casa - sottolinea Arno Russi, responsabile del sindacato Unia e delle permanenze nelle Camere del lavoro della provincia di Sondrio -. Purtroppo le previsioni negative avanzate qualche anno fa si sono avverate».
Ora l’attenzione si concentra sul pensionamento anticipato a sessant’anni. Una misura che permette di non stare nei cantieri fino a sessantacinque e viene finanziata da imprese e lavoratori con un versamento pari al 5% del salario. Anche se non c’è la legge Fornero che tanti guai e proteste ha creato nel Belpaese, nella Confederazione le problematiche non mancano e riguardano anche centinaia di frontalieri valtellinesi e valchiavennaschi. Dallo scorso ottobre i sindacati esortano la Società dei costruttori a negoziare misure volte a garantire il finanziamento di un meccanismo particolarmente apprezzato. «Gli impresari sostengono che non ci sono risorse sufficienti per sostenere questo meccanismo: noi diciamo che non si tocca e siamo pronti a batterci per mantenerlo», ribadiscono i sindacati Unia e Syna.
La trattativa è complicata. «I rappresentanti dei costruttori hanno presentato proposte che peggiorerebbero drasticamente la situazione degli edili – ricordano dal sindacato -. Chiedono, infatti, un innalzamento dell’età di pensionamento a 62 anni o una decurtazione delle rendite del 30%. Già oggi con il pensionamento anticipato gli edili rinunciano a circa un terzo del loro salario. Un taglio del 30% farebbe scendere la rendita transitoria a poco più di 3000 franchi. Ma con un simile importo, quanti edili potrebbero permettersi un prepensionamento?». I sindacati hanno proposto un adeguamento sostenibile delle prestazioni e un moderato aumento dei contributi, precisando che gli edili sono anche pronti a farsi carico di una parte dei costi supplementari. Ma finora non ci sono segnali incoraggianti. «Sono fermi alle posizioni di aprile», sottolinea Russi con amarezza.
Nel corso del 2018 sarà necessario negoziare anche il Contratto nazionale mantello per l’edilizia principale. Ecco le più importanti richieste sindacali: «Il settore ha bisogno di un contratto migliore e i lavoratori meritano 150 franchi di aumento salariale». Anche in questo caso il confronto appare complicato, «perché le imprese chiedono uno smantellamento delle condizioni lavorative con un aumento dell’orario di lavoro settimanale a cinquanta ore, una riduzione salariale per i lavoratori più anziani e uno smantellamento della protezione contro il licenziamento in caso di malattia e infortunio». Nella giornata di sabato 23 giugno delegazioni provenienti da tutta la Svizzera sfileranno a Zurigo fino alla sede degli imprenditori.
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