Economia / Valchiavenna
Mercoledì 07 Agosto 2013
Grigioni, edilizia
ancora in salute
L’effetto del referendum che ferma le seconde case
spinge a portare avanti i progetti già avviati La conferma dei sindacati: «È ancora boom»
Macché crisi. Nei Grigioni continua il boom dell’edilizia. All’inizio del 2012, lo stop alla costruzione di seconde case decretato da un referendum federale aveva fatto temere di dovere fare subito i conti con la crisi nelle costruzioni. Poi era emersa la possibilità di un rallentamento progressivo nel settore.
Ora, invece, si osserva un’attività molto intensa, probabilmente perché gli investitori vogliono portare avanti gli ultimi progetti prima di doversi attenere a modifiche sostanziali. La conferma della tendenza positiva arriva dal segretario del sindacato Unia, Arno Russi.
Il responsabile della sezione engadinese è originario della Valposchiavo, però vive da tanti anni a Sankt Moritz. Per più di due decenni è stato autista dell’Autopostale, anche sulla linea per Chiavenna. La sua conoscenza approfondita della realtà di confine trasforma la sede di Unia in un osservatorio privilegiato della situazione attuale.
«La disoccupazione è all’1,4% nei Grigioni, in Svizzera si sale quasi al 3 - spiega -. Rispetto alla media europea sono percentuali limitate. Negli ultimi tempi si è registrata una diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione. Passando ai settori dell’economia engadinese, c’è ancora un boom nell’edilizia, nonostante i timori che derivano dalla votazione dell’anno scorso.
Le conseguenze non sono ancora effettive: per i permessi che erano già stati rilasciati si può continuare a lavorare. Poi in futuro si vedrà se ci saranno cambiamenti sostanziali.ma ora, lo ribadisco, continua il boom».
Ma non è tutto rose e fiori. Si registrano dinamiche preoccupanti e alcune coinvolgono anche aziende italiane che lavorano in Svizzera pagando salari del Belpaese ai propri dipendenti. «In molti cantieri si osserva la presenza di lavoratori provenienti dai Paesi dell’Est. C’è di tutto: operai e ditte in subappalto. Arrivano da Bulgaria, Romania e Ungheria e c’è il rischio di dumping salariale e sociale. Di fronte a queste dinamiche è necessario intensificare i controlli. I pericoli sono evidenti sia per le aziende locali, che devono fare i conti con la concorrenza sleale, sia per i lavoratori. Come se non bastasse, alcune aziende hanno fondato filiali all’estero e assumono manodopera al di fuori dalla Svizzera. Ma non si possono fare lavorare nella Confederazione con salari più bassi di quelli del nostro Paese. Come sindacato continuiamo a vigilare. Poche settimane fa sono stati presi dei provvedimenti nei confronti di un’impresa italiana che lavorava di domenica».
Se a livello di edilizia e industria non si registrano particolari problemi per i contratti nazionali, in altri comparti la situazione è molto meno rosea. Proprio in questo periodo è partita una campagna per il salario minimo di 4000 franchi.
«In Svizzera, chi lavora deve avere diritto a un salario equo che gli permetta di vivere dignitosamente – è la posizione di Unia -. I salari minimi rappresentano la migliore protezione contro il dumping salariale e la pressione sui salari. L’iniziativa sui salari minimi frena la corsa agli utili eccessivi e alle remunerazioni abusive: permette anche ai lavoratori di beneficiare degli utili che hanno contribuito a creare con il loro duro lavoro».
Senza tedesco non si va lontano. «Lo ribadiamo ai nostri vicini italiani delle zone di confine. La conoscenza della lingua tedesca è fondamentale per trovare lavoro nei Grigioni. In passato era una condizione meno rilevante, ora i tempi sono cambiati. Per questa ragione anche la nostra organizzazione promuove corsi di tedesco». n
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