Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 04 Ottobre 2017
Gelo e grandine. Rimborsi in ritardo: «Passati due anni»
Per Coldiretti perdita di mele dal 30 al 50%. Molte aziende però attendono risarcimenti dal 2015. «Per chi vive di frutticoltura, questo è un vero disagio»
Vederle appese sull’albero oppure raggruppate nei cassoni fanno davvero impressione le mele colpite dalla terribile gelata, che fra il 18 e il 20 aprile ha fatto scendere il termometro sotto lo zero per tre notti consecutive. Le mele Golden (gialle) si presentano con una pesante cerchiatura di ruggine più scura intorno, tanto che alcune paiono patate; arancione invece il disco che avvolge le Stark (rosse). Brutte, non si possono usare eufemismi. Ma appena le sbucci e le assaggi tutte, sono deliziose. Brutte, ma buonissime.
È una brutta gatta da pelare quella che si trovano ad affrontare i frutticoltori della Valtellina quest’anno. In queste ultime settimane i dati diffusi da Coldiretti parlano di una perdita della produzione che va dal 30 fino al 50 per cento. Per renderci conto di questa situazione basta recarsi nel frutteto di Claudio Franchetti - hobbista che conferisce da Carino Moltoni - nella zona di Boida a Ponte in Valtellina. Nel suo caso la produzione rovinata ammonta a un terzo del totale: Franchetti coltiva un ettaro di terreno da cui ricava normalmente 400 quintali di frutta, quest’anno arriverà a 280 quintali.
Inferiore di oltre un terzo è la produzione di Golden e Stark, ma l’annata viene compensata dalle Fuji, le cui piante che seguono una produttività ad alternanza, quest’anno sono molto cariche con frutti belli, che vengono anche pagati bene (il 20% in più delle altre varietà).
Sui prezzi delle mele per ora non ci sono certezze, anche perché l’incasso di quest’anno viene liquidato nel 2018. Le proiezioni parlano di 40, 45 centesimi al chilo (10 più dello scorso anno) per la prima scelta e 10, 15 per la seconda.
«La maggior parte delle mele rovinate, in fase di taglio manuale a giugno e luglio sono state buttate in terra – precisa Franchetti –, quest’anno lo abbiamo fatto in modo molto più pesante del solito. Le piante maggiormente colpite sono quelle a quote basse, dove il gelo si è sentito di più. Parlando della pianta stessa, è la parte bassa quella danneggiata, perché il freddo sale dal terreno. Ci sono piante dove anche solo un grado in più sotto lo zero ha fatto la differenza, creando i problemi più grossi. Dai due metri in su del melo qualcosa invece si è salvato. Appena si toglie la buccia però, i frutti sono buoni come gli altri».
Franchetti si ritiene però soddisfatto della qualità delle mele consegnate. «Consegno sia quelle belle, che quelle rovinate per l’industria (per produrre succhi, marmellate, prodotti cosmetici), sia quelle cerchiate che per ora vengono conservate nelle celle frigorifere. Mesi fa il sindacato e Coldiretti ci hanno consigliato di presentare la domanda per i rimborsi dal gelo, ma non ci aspettiamo granché, anche perché non ne abbiamo più sentito parlare dalla scorsa primavera».
Franchetti sottolinea legata a molte aziende ortofrutticole: «A due anni di distanza dalla richiesta di contributi europei per l’assicurazione antigrandine non abbiamo ricevuto ancora nulla. A fine ottobre dovremmo pagare la prima rata della copertura assicurativa contro la grandine del 2017 e non abbiamo ancora ricevuto il contributo del 2015. Questo ritardo per chi di frutticoltura deve vivere è un disagio. Settimana scorsa abbiamo telefonato per un aggiornamento, ma è tutto fermo».
Peraltro per accedere a questi fondi comunitari da alcuni anni non si può più fare l’assicurazione solo contro la grandine, ma anche per danno da vento forte o pioggia forte, con un aggravio di spesa. Così alcuni frutticoltori hanno abbandonato la richiesta comunitaria per stipulare un’assicurazione privata, incentrata sulla sola grandine che dà un risparmio e permette un rimborso.
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