Economia / Valchiavenna
Mercoledì 06 Luglio 2016
Frontalieri, in edilizia persi 200 posti
I cantieri nei Grigioni: Arno Russi, presidente del Consiglio sindacale interregionale, è stato ospite a Chiavenna. «Il problema risiede non solo nei numeri ma anche nella qualità del lavoro: contratti di tre mesi e meno diritti».
«Duecento posti di edili frontalieri sono già andati in fumo. Ma il problema è anche la qualità del lavoro: contratti di tre mesi e meno diritti». La bella stagione è iniziata ed è il momento migliore per fare il punto sulla situazione delle costruzioni in Engadina con Arno Russi, presidente del Consiglio sindacale interregionale Lombardia-Sondrio Grigioni.
Russi sabato ha incontrato alcuni lavoratori a Chiavenna e il suo punto di vista è chiaro: la situazione non è rosea. «Ci sono vari cantieri nei Grigioni, li vediamo tutti passando dalle strade cantonali, da Castasegna a Poschiavo - spiega il sindacalista di Sankt Moritz che guida l’organismo composto da Unia, Syna, Cgil, Cisl e Uil -. Ma sono quasi tutte opere finanziate dalle istituzioni per dare una scossa all’economia, a cominciare dal rifacimento delle stesse strade. Sul fronte privato siamo praticamente a zero, non si è mosso niente negli ultimi mesi. Le gru sono pochissime e riguardano più che altro ristrutturazioni».
Russi non ha dubbi. Le cause di questa situazione sono ormai note. «Abbiamo temuto per anni di dover fare i conti con le conseguenze dello stop alle abitazioni secondarie e poi delle scelte della banca nazionale sul franco forte – spiega -. Ora le abbiamo di fronte. In edilizia abbiamo osservato una calo di circa duecento unità a livello di frontalieri in Engadina. Ma il problema non è soltanto quello dei numeri. Si stanno diffondendo sempre di più contratti di breve durata e con condizioni molto più precarie. In vari casi, ad esempio, dall’Engadina si finisce a Coira e nei Comuni limitrofi, con conseguenze negative su più fronti. Il turismo, dopo questo giugno difficile, spera nella ripresa».
Intanto c’è una buona notizia: dopo scioperi e manifestazioni è salvo il prepensionamento dell’edilizia. «Si avvicina la pensione per i nati dal 1958 al 1965 e scarseggiano le risorse per il prepensionamento a sessant’anni - sottolinea Russi -. Sono emerse due soluzioni: aumentare i contributi o l’età pensionabile a sessantadue anni. Noi abbiamo bocciato la seconda e dopo varie mobilitazioni siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato attraverso l’aumento dei contributi che verrà sostenuto anche dai Costruttori». Ma il sindacato è impegnato anche sul fronte delle pensioni di tutte le categorie con la campagna Avsplus che mira a rafforzare l’Avs, il pilastro più importante e più sociale della previdenza per la vecchiaia. «Proponiamo un aumento lineare delle rendite Avs del 10%. L’aumento corrisponde a un correttivo mensile di 117 franchi per la rendita individuale minima e di 351 per la rendita per le coppie.
L’obiettivo è garantire un migliore equilibrio tra l’Avs (1° pilastro), le cui rendite negli ultimi 40 anni non hanno più registrato un aumento sostanziale, e la previdenza professionale (2° pilastro), le cui rendite dipendono esclusivamente dai capitali di vecchiaia individuali dei contribuenti».
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