Economia / Valchiavenna
Martedì 27 Settembre 2016
Frontalieri, aria tesa dopo il voto
Dolzadelli, segretario della Cisl: «Il referendum non ha effetti pratici, ma genera ulteriori tensioni». Crosio (Lega): «Il Ticino ha voluto esprimersi contro l’afflusso incontrollato di immigrati alimentato da Schengen».
Fermi tutti, qui si parla di Ticino e non di Grigioni. Gli addetti ai lavori, coloro che si occupano di frontalierato tutte le settimane e non soltanto dopo le iniziative più clamorose, lo premettono con forza: il voto di domenica che ha promosso l’iniziativa “Prima i nostri” non riguarda il Cantone di Coira che dà lavoro a circa cinquemila persone della provincia di Sondrio.
«Il referendum non ha effetti pratici, ma genera ulteriori tensioni sulle aree transfrontaliere - spiega Mirko Dolzadelli, segretario della Cisl e rappresentante del Consiglio generale degli italiani all’estero -. Non dobbiamo dimenticare che è un conflitto prettamente regionale. Il Ticino deve il suo sviluppo al fatto che fa parte di un’area interessata dai 4 motori d’Europa, la Lombardia». Secondo Dolzadelli questa vicenda non deve intaccare gli ottimi rapporti e il dialogo che segna altre realtà di frontiera, ad esempio fra provincia di Sondrio e Grigioni.
«Dobbiamo impedire ogni rischio di blocco per iniziative di collaborazione e cooperazione come Interreg. Per i prossimi progetti siamo solo alle manifestazione di interesse, al centro c’è soprattutto la governance del territorio transfrontaliero con percorsi che possono stemperare gli animi e fare nascere una nuova collaborazione e coesione. Intanto abbiamo chiesto al governo di aprire un tavolo di confronto per lo statuto dei frontalieri. Un passaggio fondamentale per tutelare 70 mila lavoratori».
Secondo il senatore leghista Jonny Crosio quello del Ticino non è un voto contro i frontalieri italiani che in Svizzera hanno sempre lavorato e che, negli anni, hanno contribuito allo sviluppo del Paese, come gli stessi elvetici sanno bene, bensì contro l’afflusso incontrollato di immigrati alimentato da Schengen. «Questo è ciò che i ticinesi non vogliono, non i nostri frontalieri. Non fingano i nostri governanti di preoccuparsi ora delle sorti dei frontalieri quando, da Monti in poi, li hanno utilizzati come merce di scambio per trattare con Berna, perché la questione è molto più complessa e fa bene il governatore Roberto Maroni a chiedere a Renzi di istituire una zona economica speciale con agevolazioni fiscali nell’area di confine con la Svizzera. Serve un approccio diverso nei rapporti con la Confederazione elvetica e non può essere quello usato fin qui dai recenti governi non eletti».
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