
Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 05 Marzo 2025
Frontalieri, ancora troppe incognite. Uil al lavoro per sciogliere i nodi
Sondrio
«Il fatto che sia stato attivato il tavolo interministeriale così come previsto dall’articolo 13 della legge numero 83 del 2023 è una cosa positiva e il primo incontro, del 24 febbraio scorso, è servito a gettare le basi del lavoro futuro. L’obiettivo è quello di definire lo statuto del lavoratore frontaliero e affrontare i nodi sul tappeto, cioè il tema della disoccupazione, dell’assegno unico universale, della tassa della salute e anche del telelavoro».
A dirlo è Raimondo Pancrazio, segretario generale nazionale Uil frontalieri, che, martedì, nella sede di Sondrio, ha incontrato la stampa alla presenta di Luca Gaffuri, presidente del Centro di assistenza fiscale della Uil Lombardia, e di Fabrizio Tresoldi, coordinatore territoriale della Uil di Sondrio.
Un argomento difficile, quello dello statuto e del trattamento fiscale del frontalierato, ma che il sindacato Uil intende affrontare a tutto tondo supportando gli associati in questa fase di transizione dalla vecchia alla nuova normativa. Gli interessati sono moltissimi, in provincia di Sondrio, se si considera che su 9.200 lavoratori italiani nei Grigioni, 1.500 provengono dall’Alto Adige e tutti gli altri dalla Lombardia e in buona misura proprio da Valtellina e Valchiavenna. I primi residenti a lavorare oltre confine sono coloro che vivono più a ridosso dello stesso, in Valchiavenna, appunto, e nel Tiranese, ma sono tanti anche i frontalieri in Bassa Valtellina, soprattutto verso il Ticino, più di 600, e nella Media e Alta Valtellina, tant’è che il Caf Uil è presente «su più sedi - dice Tresoldi - a Sondrio e Morbegno, ma con sezioni staccate anche a Prata Camportaccio, Bormio e Livigno.
«E la matassa di ingarbuglia sempre più - assicura Pancrazio -, perché di giorno in giorno agli argomenti noti se ne aggiungono di nuovi. Prendiamo il caso dei lavoratori in Ticino. Loro sono stati considerati dal Cantone, dal 1° gennaio 2024, come nuovi frontalieri pur essendo assunti da prima del 17 luglio 2023, data spartiacque per l’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale che vuole i vecchi frontalieri tassati come sempre al 100% alla fonte, e che quindi non devono versare niente in Italia, e i nuovi, che vengono tassati all’80% alla fonte e al 20% in Italia per cui devono presentare la dichiarazione dei redditi. Il Governo aveva trovato una soluzione, prevedendo un correttivo per loro in modo che non pagassero più tasse di quante ne avevano sempre pagate, ma, ora, il Canton Ticino ha deciso che non li tasserà all’80, ma al 100% questi lavoratori, per cui occorre rivedere di nuovo i parametri per garantire una compensazione equa».
Insomma, il tema è complicato, ma i sindacalisti sono sul pezzo.
«Noi vigileremo sulla Naspi, perché non è possibile che debba essere riconosciuta ai frontalieri una disoccupazione pari all’80% dello stipendio in Svizzera nei primi tre mesi e invece prendano una Naspi uguale a quella italiana - dice Pancrazio -, e, ancora, sulla corresponsione dell’assegno unico universale perché sono in tanti a non prenderlo e grande è il malcontento al riguardo. Contrari al 100% restiamo sulla tassa della salute, perché i lavoratori in Svizzera già sono tassati e questo balzello costituisce una doppia imposizione ed occorre anche alzare la percentuale del telelavoro».
Già 200 i frontalieri che si sono rivolti ai Caf Uil in queste settimane per la dichiarazione dei redditi perché si tratta di versare il saldo 2024 e l’acconto 2025, eppure, neanche questo è servito a fermare il flusso dei lavoratori verso la Svizzera «in costante crescita», assicura Gaffuri.
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