Economia / Morbegno e bassa valle
Venerdì 21 Luglio 2017
Foraggio in alta quota: «Il problema è serio, colpa della siccità»
Le scarse precipitazioni influenzano il raccolto. La produzione del fieno sui primi sfalci è contenuta. Libera (allevatore): «In 50 anni mai vista così poca erba».
Caldo e siccità, le precipitazioni non arrivano ed è allarme per il fieno. Mentre tutti i rappresentanti del comparto agricolo nazionale forniscono indicazioni e stime da capogiro sui «danni causati a coltivazioni e allevamenti» da un andamento climatico del 2017 sempre più anomalo, che classifica la primavera trascorsa e questo avvio d’estate tra i periodi più caldi e siccitosi da oltre 200 anni, anche la Valtellina inizia a risentire delle piogge scarse.
Clima arido ed escursioni termiche in quota stanno creando problemi alla fienagione e al foraggio in alpeggio. I tecnici del settore annunciano una diminuzione del raccolto del fieno al secondo taglio concluso in questi giorni, che si aggira in provincia «intorno al -30%».
Se per le colture più diffuse, come vite e melo la siccità non è finora vista come una criticità e si «attende la pioggia», sul fieno il problema esiste e suonano campanelli di allarme. «È vero – spiega Giampaolo Della Marianna, responsabile del settore di ricerca e per le attività di assistenza sulla “foraggicoltura” della Fondazione Fojanini –, la produzione del fieno sia sul primo sfalcio, sia sul secondo terminato di recente è stata abbastanza contenuta. I motivi sono da rintracciare nella siccità primaverile che domina sul lungo periodo, con carenza di precipitazioni e anche improvvisi cali della temperatura».
«Non solo le gelate di aprile, al grande caldo – chiarisce – si è alternato anche qualche brusco calo termico recente e la produzione è stata compromessa sia in termini quantitativi che qualitativi». Le rotoballe del secondo sfalcio, che si stanno stoccando in questi giorni nei depositi per essere messe a disposizione degli allevamenti, sono meno del previsto, ci sarà meno fieno per i consumi del comparto provinciale e avrà valori nutritivi inferiori.
Si monitora la situazione in basso, a fondovalle e si valuta quello che succede in quota dove stazionano i casari con le mandrie per la transumanza estiva.
«In quota il “problema foraggio” si presenta molto pesante», afferma Andrea Repossini, direttore di Coldiretti Sondrio. Anche dalle parole degli alpeggiatori e caricatori si comincia a capire che i problemi causati dal meteo in questo 2017 aspro per temperature e fenomeni climatici non si stanno attenuando. Alberto Libera, allevatore, ha in questo periodo 160 capi in alpeggio, parte sopra Torre Santa Maria, altri sopra Postalesio. All’alpe Arcoglio in Valmalenco produce bitto.
«Sta andando male – afferma –, abbiamo poca erba, c’è la siccità, abbiamo avuto delle brinate mattutine del tutto fuori stagione e c’è poco, poco pascolo. Sono 50 anni – aggiunge – che sono sugli alpeggi, ma tra Valmalenco e Postalesio non ho mai visto in estate così poca erba». «Temo che il gran secco con il clima asciutto andrà a incidere anche sul quantitativo di formaggio - sostiene Libera -, ho parlato con altri caricatori che sono in altre valli e tutti lamentano le stesse situazioni». Gli animali hanno bisogno di foraggio e fieno, ma l’erba appare “bruciata”. Libera parla di «pascoli rossi visti dal basso» per l’erba influenzata dal “secco” e dalle brinate.
Sempre dalla Fojanini i responsabili per la “foraggicoltura” spiegano tecnicamente cosa sta succedendo: «Gli operatori nonché i caricatori in quota iniziano a parlare anche di un calo temporaneo nell’ordine del 15, 20 per cento sulla produzione di latte in montagna – precisa l’agronomo Giampaolo Della Marianna –. Il problema per gli alpeggi è stata la maturazione repentina del foraggio. Quando le piante erbacee, le graminacee entrano in stress per carenze idriche, accelerano particolarmente la fase vegetativa, si ha un invecchiamento precoce del foraggio».
È come se i fili d’erba avessero preso il sole di tutta l’estate. «Foraggio e fieno – viene anche chiarito – hanno bisogno d’acqua, altrimenti diminuiscono i contenuti di proteine, l’erba fornisce meno energia al bestiame. Le scarse precipitazioni di questi mesi non sono nella norma e l’erba è il primo indicatore».
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