Family Business Forum, ieri il primo atto
Oggi atteso a Lecco il ministro Tajani
Ad aprire la plenaria dell’evento il presidente designato di Confindustria Lecco e Sondrio Campanari. Fra gli interventi anche quello di Giuseppe Caprotti, figlio del fondatore di Esselunga, e di Alberto Dalmasso, ceo e fondatore di Satispay
La prima uscita pubblica del nuovo presidente designato di Confindustria Lecco e Sondrio e un libro che ha fatto discutere e che racconta, con gli occhi dell’autore - figlio del primo matrimonio del fondatore di Esselunga - la storia di un grande successo imprenditoriale, costruito sulle macerie di una famiglia. Quasi un manuale sugli errori da non fare.
Fra gli ospiti del primo giorno del Family Business Forum, ieri a Lecco, Giuseppe Caprotti - presidente della Fondazione Guido Venosta, promotrice di progetti per il sociale, la salute e la cultura, nonché figlio di Bernardo Caprotti, fondatore della società della grande distribuzione organizzata - che ha presentatoì il libro “Le ossa dei Caprotti”, la storia, narrata attraverso testimonianze e documenti inediti, di una famiglia e di un successo che ha attraversato più di due secoli. «Mio padre, nel realizzare l’attività, era partito da una serie di principi americani, dalla quale però si è presto discostato», racconta Caprotti. «Questo è, secondo me, un errore da non fare: se si hanno dei figli, dei nipoti, dei fratelli in azienda, non condividere con loro valori, dettagli e prospettive dell’attività è uno sbaglio. La condivisione è essenziale».
Tra successi e fallimenti, la svolta per la famiglia Caprotti arriva alla fine degli anni Cinquanta con Rockefeller e la prima catena di supermercati in Italia. È un successo straordinario e consolida la fortuna della famiglia, che nel frattempo ha acquisito la quota di maggioranza dell’azienda. «Sono però stati fatti alcuni errori: la mancanza di un dialogo, di un riconoscimento, da parte di mio padre, quasi un “padre padrone”. Ci vogliono sempre deleghe chiare, nelle aziende familiari – spiega Giuseppe Caprotti – Basti pensare che Esselunga non aveva un organigramma, fino a dopo il mio allontanamento, né un comitato di direzione. Ora sono sereno, ma in contesti del genere servono consulenti e mediatori disinteressati e patti di famiglia. L’attività d’impresa è complessa».
Del resto, al giorno d’oggi, l’imprenditore non può più essere solo un velocista o un fondista, per usare una metafora sportiva. «Deve essere un decatleta», secondo il presidente designato di Confindustria Lecco e Sondrio Marco Campanari. «Fare l’imprenditore oggi significa discostarsi dalla definizione classica di impresa – commenta – Sicuramente c’è tutta la parte bella, che ha appeal soprattutto su chi ha spirito di iniziativa ed è un sognatore. Stiamo parlando della creazione e dell’ideazione di un prodotto o di un servizio per veicolarlo nei paesi vicini e lontani, creando anche la propria organizzazione. Questa, però – prosegue Campanari – è solo la punta dell’iceberg. Un chiaro esempio lo sono tutte le vicende a cui assistiamo e che sembrano ormai passare sotto traccia, ma che sono da gestire».
Pandemia, guerre, il raddoppio del costo delle materie prime e dell’energia elettrica, il Canale di Suez bloccato. «Solo qualche anno fa, questi eventi sarebbero stati epocali. È cambiata la definizione stessa di lavoro – prosegue Campanari – Ad oggi si parla di risoluzione continua dei problemi. Nuovi temi entrano in gioco, come quello della sostenibilità. C’è chi sostiene che così gli imprenditori sono più vicini alla comunità, io invece credo che chi fa impresa sia sempre stato a contatto con gli altri. E, del resto, non potrebbe essere altrimenti». Fra gli interventi di ieri anche quello di Marco Taccani Gilardoni di Gilardoni Raggi X e di Alberto Dalmasso, ceo e fondatore di Satispay, il “super network” di pagamento cashless. Oggi si parla di un circuito di pagamento completamente indipendente dalle carte tradizionali di credito e di debito, utilizzato da più di 4,4 milioni di utenti privati, 320mila esercenti, tra cui piccoli negozi ma anche grandi brand. L’azienda oggi conta 620 dipendenti e nel 2023, attraverso Satispay, sono stati transati 3 miliardi di euro. Il servizio è disponibile in Italia, Lussemburgo e Francia.
Proprio il ceo e fondatore Dalmasso ha presentato Satispay giovedì pomeriggio, in via Tonale, raccontando il percorso che ha portato alla creazione dell’innovativo sistema, che ha rivoluzionato il modo in cui quotidianamente vengono gestite le transazioni finanziarie. «Nel 2012 andavo in ufficio e, spesso, la mattina era difficile poter pagare con la carta la colazione, a causa di una certa resistenza dei proprietari dei locali – racconta Dalmasso - Abbiamoscoperto che poco dopo sarebbe entrata in vigore una normativa relativa ai pagamenti virtuali e abbiamo unito la rivoluzione tecnologica a quella normativa – spiega l’imprenditore classe 1984 Nel 2013 abbiamo fondato Satispay. Un anno dopo, si è aggiunto a me e Brignone anche Samuele Pinta che è stato il primo a credere nel nostro progetto».
Proprio l’Italia, ricca di imprese familiari spesso anche piccole, è un terreno fertile per l’innovazione digitale. «Forse l’anzianità media della popolazione potrebbe far pensare il contrario – prosegue Dalmasso – però la piccola impresa ha dei processi decisionali molto più brevi rispetto ad attività più grandi e strutturate. Ad esempio, siamo entrati facilmente nel mondo dei buoni pasto e del welfare aziendale. La curiosità di aziende con dimensioni più ridotte nello scoprire quello che stiamo facendo è sempre notevole».
Oggi il Family Business Forum prosegue. Tra gli ospiti attesi il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
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