Export lombardo in crescita, la provincia di Sondrio nei primi nove mesi ha fatto registrare un +1,8%

Sondrio

Export lombardo in crescita nel 2024, con la provincia di Sondrio che nei primi 9 mesi ha fatto registrare un +1,8% rispetto all’anno precedente con ottime performance soprattutto nel terzo trimestre, sono molte le incognite per il 2025, a partire dall’annuncio dei dazi del presidente americano Trump.

Una situazione, quella internazionale che mette a serio rischio le esportazioni e preoccupa il mercato. A fare la sintesi dei dati dell’anno passato con lo sguardo rivolto a quest’anno è lo studio della Uil Lombardia “Il commercio con l’estero in Lombardia”, elaborato sulla base dei dati Unioncamere Lombardia – Osservatorio economico. Nei primi nove mesi del 2024 il valore delle esportazioni lombarde ha raggiunto 40,3 miliardi di euro nel primo trimestre (-3,4% rispetto al 2023), 41,9 miliardi di euro nel secondo (+0,1%) e 38,8 miliardi di euro nel terzo (+1,4%). Tuttavia, il saldo commerciale regionale resta negativo a causa della crescita delle importazioni.

Uno degli elementi più rilevanti dello studio riguarda l’export verso gli Stati Uniti, che ha registrato un valore di 5,8 miliardi di euro, con una crescita del 3,2% rispetto al 2023. I principali settori coinvolti sono macchinari e apparecchiature (2,1 miliardi di euro), prodotti chimici e farmaceutici (1,3 miliardi), automotive e mezzi di trasporto (0,9 miliardi), prodotti alimentari (0,8 miliardi) e computer ed elettronica (0,7 miliardi). Non è difficile capire perché ora alla luce dei paventati dazi la preoccupazione cresca. «Se da un lato il 2024 mostra segnali di stabilità - sottolinea il segretario confederale Uil Lombardia Salvatore Monteduro -, dall’altro il 2025 potrebbe essere fortemente penalizzato dalla guerra commerciale dei dazi. Le nostre imprese esportatrici rischiano di subire contraccolpi significativi.

È essenziale che il Governo e l’Unione Europea adottino strategie di tutela. Una contrazione delle vendite all’estero impatta direttamente sul mercato del lavoro e sul sistema produttivo». La Uil ritiene che la Regione, il Governo e l’Unione Europea, con le imprese lombarde dovrebbero puntare su un rafforzamento dell’Ue come soggetto negoziatore, affinché possa difendere con maggiore incisività gli interessi delle imprese europee nei rapporti commerciali globali; definire una vera politica industriale europea, volta a sostenere la competitività delle imprese attraverso investimenti mirati, incentivi alla produzione e tutela dei settori strategici; diversificare i mercati di sbocco, aumentando le esportazioni verso Asia e Medio Oriente; concludere accordi commerciali a lungo termine con partner europei e asiatici per garantire stabilità alle filiere produttive; fare investimenti in innovazione e sostenibilità, per accrescere la competitività dei prodotti lombardi sui mercati globali; rafforzare la domanda interna, attraverso misure economiche che sostengano il consumo e la produzione nazionale.

«Non possiamo restare fermi ad aspettare il prossimo colpo della politica commerciale americana - conclude Monteduro – Serve un piano strategico per rendere il sistema industriale lombardo più resiliente e meno dipendente dalle sole esportazioni verso gli Usa». «La differenza che si riscontra nella nostra provincia se da un lato ci conforta, dall’altro deve far guardare al futuro – dice il coordinatore della Uil Sondrio, Federico Tresoldi -. Registriamo un aumento del 1,8%, ma dobbiamo restare vigili. Non dimentichiamo il costo energetico che aumenta sempre più e i dazi che gli Usa intendono mettere sull’Europa. Bisogna concretizzare una incisiva politica attiva per il lavoro rilanciando un Piano industriale europeo. Noi insistiamo sulla contrattazione di secondo livello (di sito, di filiera, di ambito) ancora oggi applicata in minima parte, al contrasto del lavoro povero e al precariato, attraverso un welfare aziendale che includa anche un sostegno all’abitare che sta mettendo in crisi il settore privato come quello pubblico, e senza il pubblico il privato non sta in piedi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA