Economia
Mercoledì 23 Giugno 2021
Edilizia in recupero
Ma la Svizzera
ci porta via la manodopera
I bonus in scadenza aggravano i problemi legati ad aumento dei costi e carenza di manodopera. Pesa l’effetto frontiera: oltreconfine si prende il doppio
Rischio bolla per l’edilizia: le materie prime costano sempre di più e stanno diventando irreperibili.
A queste criticità si aggiunge il countdown su alcuni bonus in scadenza a fine anno e la mancanza di manodopera: il settore arriva da 12 anni di crisi nei quali si sono persi 120mila imprese e 600mila lavoratori. Addetti che in provincia di Como sono ancora più introvabili per la vicinanza con la Svizzera dove gli stipendi medi raggiungono il doppio di quelli italiani.
«Il pericolo di una bolla è reale, l’effetto traino del 110 è sicuramente un beneficio per il settore ma quando finiranno queste agevolazioni rischiamo che i prezzi siano schizzati troppo in alto e il mercato si troverà in difficoltà. Adesso i costi sono in parte assorbiti dai Bonus ma quando le persone dovranno pagare di tasca propria il settore potrebbe bloccarsi di colpo» afferma Pasquale Diodato presidente Cna Lario Brianza.
Possibili contromisure
L’associazione sta lavorando su possibili soluzioni: «Presenteremo una richiesta ai parlamentari del territorio nella quale proponiamo di verificare chi ha i requisiti per beneficiare dei bonus, quelli inferiori scadono a dicembre il tempo è troppo ridotto, e chiediamo una proroga su questi soggetti in modo che le imprese possano stilare i contratti e portarli avanti anche dopo il 31 dicembre. Se non vogliono prorogare la Legge almeno lo facciano per chi ha i requisiti. Si potrebbe pensare ad un contratto firmato nell’arco di quest’anno con una clausola che posticipi l’inizio dei lavori. Le aziende oggi si trovano in un vortice di richieste che non riescono a sostenere».
«L’andamento dei prezzi, la scarsità dei materiali e il fatto di non avere la sicurezza che le detrazioni siano gestite anche in futuro rappresentano una serie di incognite che rischiano di farci retrocedere agli anni della crisi – commenta Virgilio Fagioli presidente Costruttori Confartigianato Como - Le prospettive sono ottime ma adesso non abbiamo il tempo di gestirle. Ad aggravare la situazione la carenza di manodopera, è un grosso problema che non ci dà spazio per attuare le commesse. Molte imprese in questo momento non stanno più accettando nuovi lavori per non promettere qualcosa al cliente che non riusciranno a mantenere. Se ci sono delle detrazioni le tempistiche sono precise, stiamo aprendo tanti cantieri con il rischio di insoluti anche importanti».
I prezzi
Si rilevano criticità sia per le aziende che hanno già in essere un appalto sia per i contratti nuovi: «La maggior parte dei contratti non prevede la revisione dei prezzi, chi sta facendo i lavori si trova in oggettive difficoltà perché deve reperire sul mercato materiali che costando molto di più rispetto a quando ha preso l’appalto, a volte si tratta di contratti firmati più di un anno fa quando arrivavamo da un periodo di stabilità dei prezzi – dichiara Francesco Molteni presidente Ance Como - Nel pubblico ci potrebbe essere un intervento da parte dello Stato che riconosca questa difficoltà e quindi consenta di fare un adeguamento dei prezzi. Invece per i contratti nuovi in tanti non vogliono assumersi il rischio del rincaro e cercano di stipulare contratti con prezzi aperti ma è difficile che venga accettato dalla committenza».
La carenza di manodopera è un altro punto critico soprattutto per le imprese che si trovano vicino al confine: «Avendo meno artigianalità rispetto all’Italia, c’è molta richiesta della nostra manodopera perché è più formata, inoltre in Svizzera la paga è molto più alta, la migrazione di addetti è un tema che ha sempre portato sofferenza alle imprese di queste zone».
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