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Giovedì 06 Marzo 2025
Decreto flussi: a Lecco 200 ingressi. «Numeri insufficienti», dicono i sindacati
Lecco
Imprese e famiglie hanno bisogno di lavoratori stranieri, secondo i sindacati: flussi e quote sono strumenti inadatti. Il decreto 2025 punta a far entrare nel Lecchese circa 200 lavoratori, circa 90 occupati nel lavoro domestico, gli altri nel lavoro subordinato. Un numero insufficiente a coprire il fabbisogno in tema di assistenza familiare, turismo, piccola industria o agricoltura.
«Il decreto flussi, per come è strutturato, alimenta il mercato illegale di permessi. I click day non solo trasformano un tema complesso in una lotteria ma penalizza anche i datori di lavoro onesti – commenta Dario Esposito, coordinatore Uil Lario - Nel 2024 solo una minima parte dei nulla osta emessi si è trasformata in contratti di lavoro. Questo vuol dire rischiare di aumentare l’immigrazione irregolare e lo sfruttamento lavorativo. Per questo motivo la Uil ha chiesto di riaprire un tavolo di confronto a Palazzo Chigi e chiede di lavorare sulla regolarizzazione di chi oggi già lavora in nero oltre che forme diversificate di ingresso legale».
Secondo Ass Casset, responsabile dell’Ufficio Migranti della Cgil Lecco; «Rispetto al Decreto flussi 2025, lo sportello Cgil ha fatto una cinquantina di pratiche di consulenza, tutte relative al lavoro domestico (colf-badanti), quindi a soggetti privati che diventano datori di lavoro - commenta - Lo strumento ha due problemi principali: troppa burocrazia, per cui il visto richiesto impiega tanti mesi a essere emesso e nel mentre l’azienda aspetta l’arrivo del lavoratore; l’alta percentuale di richieste “fittizie” che non vanno a buon fine con l’effettiva stipula di un contratto di lavoro, cioè ci sono persone che entrano in Italia con un visto per lavoro ma una volta qui non vengono davvero assunte. Ci sono intermediari sul suolo italiano che si fanno pagare per presentare la domanda e poi spariscono. Questa situazione determina anche dei problemi sociali: persone formalmente non irregolari che però non hanno un contratto di lavoro e che per legge non potrebbero nemmeno stipularne uno con un’azienda diversa da quella che li ha fatti arrivare».
Anche secondo Andrea Massironi, presidente di Anolf Cisl Monza Brianza-Lecco, «i flussi non funzionano”. «Soprattutto, non vanno a colmare quello che sono le richieste lavorative sul territorio. I posti sono sempre pochi e alla fine è una lotteria, vengono selezionati i primi che vengono mandati – osserva - Non penso che il lavoro vada ridotto a un fatto di mera fortuna di entrare nelle quote. Ci vorrebbero un sistema diverso, che dia la possibilità alle imprese, se veramente hanno bisogno delle persone, di averle senza dover giocare alla lotteria, ovviamente con tutti i controlli del caso, perché come sappiamo questo sistema poi dà anche adito a tutta una trafila di persone che lucrano sulla speranza di chi entra in Italia».
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