
Economia / Lecco città
Mercoledì 29 Gennaio 2025
Dazi maggiorati per vendere negli Usa?
Per l’export lecchese un danno
di circa 80 milioni
Lecco
L’imposizione di dazi aggiuntivi Usa, nelle ipotesi del 10% o del 20%, «farebbe calare le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti rispettivamente del 4,3% o addirittura del 16,8%». Lo afferma l’ultima indagine flash di Confartigianato nazionale sui mercati esteri, secondo cui sui 66,4 miliardi di euro esportati dall’Italia negli Usa si rischierebbero perdite fino a 11 miliardi di euro. Lecco esporta negli Stati Uniti merci per quasi mezzo miliardo di euro l’anno, dato peraltro in calo: l’ultimo dato annuale disponibile è del 2023, con esportazioni locali verso gli Usa pari a poco più di 472 milioni di euro, valore che nell’ipotesi di dazi maggiorati farebbe stimare in prospettiva perdite per circa 80 milioni di euro. Ciò sebbene nel consuntivo (ancora non disponibile) sull’intero 2024 il valore di export raggiunto da Lecco nel 2023 sarà verosimilmente più basso, visto che da gennaio a settembre 2024 il valore delle vendite lecchesi verso gli Usa è stato pari a 315 milioni rispetto al quasi 353 milioni dello stesso periodo del 2023.
A risentirne di più per Lecco sarebbero i prodotti in metallo (le cui esportazioni negli Usa valgono oltre 100 milioni di euro), i prodotti metallurgici (41 milioni), ma anche il tessile (circa 33 milioni) e gli alimentari (31 milioni). Il Rapporto di Confartigianato ricorda che gli Stati Uniti sono il primo mercato mondiale per 43 prodotti italiani, fra cui macchinari ad alta tecnologia, oltre a gioielleria, oreficeria, mobili per la casa, occhiali, pietre tagliate e lavorate, articoli sportivi, coltelleria e strumenti musicali.
«Sul tema abbiamo un fronte europeo molto più preoccupato di quello italiano che vede in campo azioni che diventano (ahimé) bilaterali anziché univoche come potrebbe essere un’azione Ue congiunta, ma alla fine, azioni che vanno tutelare i nostri interessi. Gli imprenditori italiani, che sono in parte allineati nel modo di pensare alle strategie e al da farsi di Trump non sono particolarmente preoccupati. Forse questa calma apparente è dovuta a una serie di informazioni che, immagino, Confindustria e altre associazioni di categoria, realtà vicine all’ambiente politico e industriale continuano a far filtrare». Lo afferma Bruno Carenini, responsabile esteri per la Compagnia delle Opere di Como, international business manager e partner della società di consulenza strategica Aeg Corporation.
Calma apparente, ma intanto le imprese pensano ai “piani B”, diversificazione dei mercati in primis. Sull’orizzonte a cui guardare Carenini afferma che per l’Italia «sicuramente rispunta l’Africa, data la considerazione che il Governo in carica sta tenendo in generale sul continente africano, e, ancora una volta, anche sul sud Sud-Est Asiatico, con un riguardo di maggior attenzione rispetto al passato. L’indicazione che arriva ora dagli industriali è di cautela, nella convinzione che il Governo tutelerà i loro interessi, ma pianificano una strategia di diversificazione la quale, se anche le cose dovessero andar bene, si vorrebbe comunque attuare nel secondo semestre 2025. Su come sarà fatta la diversificazione, molte delle aziende che abbiamo interpellato ci dicono che potenzieranno l’e-commerce su Paesi di area diversificata, per avere un riscontro e procedere con investimenti più importanti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA