Economia / Lecco città
Mercoledì 04 Dicembre 2013
Dazi antidumping
Lecco è in prima fila
La bulloneria “Dell’Era” di Valmadrera è impegnata nella difesa dei prodotti dell’Unione europea
«Oggi ci battiamo per la tutela non tanto delle merci standard ma di quelle speciali finite sotto attacco»
Oggi che l’Europa si prepara a una nuova battaglia per rinnovare i dazi antidumping per il settore della bulloneria, c’è di nuovo l’azienda lecchese “Dell’Era Ermanno” di Valmadrera fra i promotori dell’azione partita nel 2007 dall’Italia e guidata da Upiveb, l’unione italiana dei produttori di settore.
Fra liberisti e protezionisti il litigio sui dazi è aperto da anni ma con una crisi economica che non passa si parla sempre più spesso della necessità che l’Europa protegga le imprese locali perlomeno nei settori più esposti al dumping.
Di recente un nuovo allarme a Lecco è stato lanciato dal presidente di Confindustria Giovanni Maggi nella conferenza sull’internazionalizzazione, dedicata quest’anno ai Brics, durante la quale ha ricordato quanto siano pesanti i dazi imposti da India, Brasile e Corea del Sud alle merci italiane in ingresso.
«Quando c’è dumping – spiega Paolo Dell’Era – non bisogna esitare nelle iniziative a difesa delle nostre aziende. E c’è sicuramente dumping – aggiunge – quando vediamo arrivare sui nostri mercati prodotti a un prezzo frutto di forti aiuti economici dati dagli Stati alle proprie imprese».
Inizialmente voluto per sbarrare la strada con un’imposizione dell’87% all’importazione di bulloneria cinese, il dazio è stato esteso anche ad altri Paesi del Sud Est asiatico che comunque, con la Cina, operano in stretta relazione. Tuttavia Dell’Era ci spiega che la nuova tornata non sarà semplicemente una riedizione della prima: «I dazi – spiega – sono stati applicati a un prodotto standard e normalizzato, ma la continuazione della crisi ci ha dimostrato che il dazio non è sufficiente, infatti i produttori nazionali stanno vendendo a prezzi bassissimi, sicuramente in perdita. Noi – aggiunge – con altri ci siamo tolti da questa logica scegliendo di passare a un prodotto speciale, comunque nella tipologia senz’altro legato a quello standard. Perciò – spiega – oggi siamo come categoria e come azienda promotrice a chiedere ulteriori dazi per proteggere non tanto il prodotto standard ma quello speciale».
Per riuscirci è al lavoro il comitato tecnico di Upiveb coordinato dal segretario dell’associazione, Gianni Pezzoli, che sta facendo la propria parte per far confluire la nuova richiesta alla federazione europea di settore (Eifi).
In gioco c’è un settore che nel 2008, per la concorrenza sleale, in Europa aveva perso il 53% di capacità produttiva.
Nel 2009, per la crisi Usa, i fatturati perdono il 40% per riprendersi nel secondo semestre del 2010: «A quel punto – dice Dell’Era – c’è stata una risalita dei prezzi, fino al primo semestre 2011; poi sono tornati a scendere per il calo delle materie prime, fino ad arrivare ad oggi dopo che, nel 2012 e 2013, abbiamo perso il beneficio del dazio».
Perciò, conclude Dell’Era, ora la richiesta va aggiornata includendo i prodotti speciali, anche se, dice l’imprenditore, «non sarà facile».
Il riferimento è alla prima edizione dei dazi doganali, che aveva scatenato l’ira cinese tanto da indurre il Wto a pretendere una verifica sulla congruità dei dazi. Ora si tratta di vincere anche il secondo braccio di ferro.
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