Dazi americani, le aziende lecchesi non hanno paura

Lecco

La decisione “è stata presa”, manca solo l’annuncio che arriverà “molto presto”. Nella prima riunione di gabinetto della sua nuova Amministrazione, il presidente Donald Trump fa sapere che gli Stati Uniti, a breve, imporranno “dazi del 25% ai Paesi dell’Unione europea”. Dazi che riguarderanno, assicura Trump, “le auto e tutte le altre cose”. Il presidente Usa attacca direttamente l’Ue che – rimarca – è “nata per truffare gli Stati Uniti”.

Secondo Fabio Orlandi, amministratore delegato di TER - Tecno elettrica Ravasi di Calco, per cui il mercato statunitense rappresenta quasi il 12 per cento del fatturato, “prima di preoccuparsi, occorre guardare a cosa davvero accadrà”: “Sono tutto sommato tranquillo – osserva Orlandi - Già nel 2019 e nel 2020 Trump aveva minacciato sanzioni che poi non ha applicato; quindi, finché non le vedo non ci credo. In secondo luogo, come tipologia di prodotto noi forniamo componentistica e non materia prima; la componentistica, quando è parte di un sistema già collaudato e integrato, è un più complessa da essere sostituita. Di certo, a fronte di eventuali richieste, non faremo sconti, ammesso e non concesso che poi i nostri prodotti caschino nella lista di quelli oggetti di dazi”.

Pur ribadendo il suo “amore” per i Paesi europei, Trump ha denunciato un deficit commerciale eccessivo pari a 300 miliardi di dollari e osservato come una loro ritorsione potrebbe non avere successo. “Possono provarci ma noi - ha minacciato - possiamo non comprare più e se accade questo vinciamo”.

Quello dei dazi, secondo Marco Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, è un “falso bersaglio, che distoglie dal vero tema”. “Più si parla di dazi, soprattutto in questo momento in cui non è assolutamente possibile prevedere a cosa saranno applicati, più tempo viene sottratto al parlare del vero tema, ossia le disastrose politiche dell’Unione europea, che sono politiche che producono desertificazione industriale, distruggendo intere filiere produttive. A maggior ragione in un paese manifatturiero come il nostro, la seconda manifattura d’Europa”, osserva.

“I dazi, peraltro, erano già stati applicati da Trump nel suo primo mandato; eppure, nello stesso periodo, l’export del nostro paese verso gli Usa era cresciuto del 13 per cento: i dazi sono selettivi, non come accade in Europa nei confronti degli Usa con l’Iva. Credo – prosegue – che questo produrrà meno effetti negativi di quelli che si temono oggi; questa politica americana ha quantomeno il pregio di essere molto chiara e provocherà un cambiamento, perché verrà ridimensionato un po’, in Europa, il concetto di multilateralismo che non ha funzionato un granché. Si potenzierà giocoforza anche la domanda interna allo spazio europeo senza tentare di soffocarla a vantaggio solo del dell’export, come si è fatto in passato – prosegue Campanari - Facendo crescere anche la domanda interna, possono esserci vantaggi, mentre invece negli ultimi anni cari paesi europei, la Germania in primis, hanno avuto e fatto una politica tutta export oriented, deprimendo massicciamente la domanda interna e tutto questo ha prodotto grandi danni e sconquassi come stiamo vedendo adesso, quindi in sostanza penso che questa novità possa persino produrre delle opportunità, se le sappiamo cogliere”.

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