Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 18 Ottobre 2017
Dalla Valle all’Egitto: «Export sbocco
per le nostre mele»
L’azienda di Sandro Bambini a Ponte segue tutta la filiera e produce 10mila quintali l’anno. «L’ondata di gelo primaverile ci ha fatto perdere il 20%».
Dalla Valtellina all’Egitto. È il viaggio di parte delle mele di Sandro Bambini di Ponte in Valtellina che, fra i pochi in provincia, non solo le mele le produce, ma le lavora ed anche le vende. Trionfatore al concorso “Mela più bella della Valtellina” alla Sagra della mela e dell’uva dove ha vinto (con un secondo e terzo posto) in entrambe le categorie Golden e Red Delicious, Sandro Bambini di Ponte in Valtellina si occupa di tutta la filiera della mela: dalla coltivazione in campo alla raccolta, dallo stoccaggio alla lavorazione fino alla vendita al compratore che può essere anche estero.
Con lui un team di 14 persone, comprese moglie e figlia, fra chi gestisce la campagna e il magazzino, tutti dipendenti valtellinesi, fra cui giovani desiderosi di lavorare la terra e donne che da vent’anni si occupano della lavorazione. Durante la raccolta si arriva anche a 33 persone impiegate.
Tendenzialmente la produzione annuale è di 10mila quintali di mele, quest’anno arriverà ad 8mila quintali. La perdita sarà di circa 20 per cento, meno rispetto ad altre aziende ortofrutticole perché i frutteti di Bambini si trovano a quote più elevate ed hanno dunque parato il colpo dell’ondata di gelo della scorsa primavera che, in alcune aziende, ha invece portato ad una perdita della produzione dal 30 al 50 per cento. Ma quali le fasi della filiera? «Dopo la raccolta, che è appena finita, le mele vengono portante nella cella frigorifera per la refrigerazione e la conservazione e poi nella sala lavorazione vengono divise in casse da 4, 8 o 15 chilogrammi e per calibro, colore e difetto – spiega Bambini -. È questo il momento della spedizione. Vendiamo al mercato ortofrutticolo e agli ambulanti, principalmente in regione Lombardia e da quattro anni lavoriamo – nonostante la complessa burocrazia - anche con l’estero, in particolare l’Egitto. Ci sembra un buono sbocco».
Non solo. «Lo scarto di mele, che devono avere comunque una buona qualità, viene trasformato in succo che serve a valorizzare le mele che non possiamo vendere – prosegue -. Produciamo artigianalmente 400 ettolitri di succo all’anno che viene venduto per l’80 per cento in azienda e poi in alcuni punti vendita di prodotti tipici, gastronomie e al supermercato Carrefour di Poggiridenti che ha una particolare attenzione per la tipicità. Cerchiamo di dare il massimo valore aggiunto allo scarto, diversamente le mele di bassissima qualità vengono mandate alle sidrerie per la produzione di succo industriale o creme. Inoltre abbiamo acquistato le attrezzature per produrre mele essiccate. In questo caso serve una mela di calibro medio, con un difetto di colore, ma una buona qualità interna. Viene sbucciata, detorsolata, tagliata a fettine e fatta asciugare per 24-26 ore. È un ottimo prodotto per gli sportivi oppure anche per la preparazione delle torte perché, essendo secco, attira l’umidità. È un prodotto particolare che deve ancora prendere piede. Un sacchetto da 80 grammi costa 2,80 euro. Abbiamo avuto contatti con le pasticcerie che però cercano qualcosa di più economico che noi non riusciamo a dare, perché le nostre mele essiccate sono prodotte artigianalmente al 100 per cento». Infine c’è lo scarto la cui gestione sta diventando un problema: «Fino all’anno scorso lo portavamo alla centrale biogas di Villa di Tirano, ma ora non lo prendono più, per cui siamo in contatto con Secam sia per il residuo delle mele macinate sia per le mele guaste».
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