Crisi tedesca e rincari delle materie prime: il manifatturiero lecchese soffre

Difficoltà del mercato tedesco e ripresa dei rincari di alcune materie prime si fanno sentire anche fra le industrie lariane, in calo negli ordini e nelle previsioni di nuove assunzioni. Nel trimestre in corso diminuisce infatti la domanda di lavoro nel manifatturiero lariano, a differenza dei servizi che invece sono in crescita.

Nell’elaborazione della Uil del Lario degli gli ultimi dati Excelsior-Unioncamere, a Lecco fra settembre e novembre le aziende prevedono di assumere 7.260 persone, 70 in meno rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. Il saldo negativo è dato dalle 530 assunzioni in meno previste del settore dell’industria a fronte delle 460 in più che invece arrivano dai servizi. Un quadro lecchese che trova riscontro nella situazione generale della Lombardia, dove nel trimestre sono previste 313.970, 670 in meno su base annua, di cui 1.280 assunzioni in meno nell’industria e 610 in più nei servizi.

Circa la forma contrattuale, “ancora una volta – sottolinea la Uil - i dati confermano che il contratto a tempo determinato è quello maggiormente prediletto dalle aziende”: Lecco, sono previste assunzioni al 25% con contratti stabili e al 75% a termine. Nel 19% dei casi sono previsti contratti a tempo indeterminato, nel 6% si prevedono contratti di apprendistato e nel 48% contratti a tempo determinato, fino a un 17% di assunzioni previste in somministrazione. E anche in questo caso i dati rispecchiano in linea di massima la situazione media della Lombardia. Nessun miglioramento a Lecco sul problema di questi ultimi anni, la difficoltà di trovare personale che a Lecco ha una percentuale del 50%.

Ora a preoccupare il mondo del lavoro lecchese sono sia i nuovi dati in crescita per ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria (ma sale un po’ anche la straordinaria), sia la precarietà dei contratti e sia il calo di assunzioni che è in corso dallo scorso mese di maggio. Sul calo delle previsioni di assunzione da parte delle imprese “i nuovi dati confermano una criticità a cui la Uil Lario invita a porre mano. La diminuzione delle attivazioni nel comparto industriale, sia nel Lecchese sia nel Comasco, pone in evidenza una fase di difficoltà di molte aziende, attive nel metalmeccanico come nel tessile”. Lo afferma Dario Esposito, coordinatore della Uil del Lario, che ricorda anche come le incertezze sul futuro delle industrie locali siano correlate alla crisi che sta attraversando l’automotive in Germania, in aggiunta a una congiuntura generale negativa che non riguarda tuttavia solo l’Italia e che chiama in causa, per il nostro Paese, la mancanza di una politica industriale nazionale.

“Un tessuto produttivo come quello lariano- aggiunge Esposito -, con una storia peculiare testimoniata fra l’altro dal fatto che i Patti Territoriali in provincia di Como riguardano il turismo ed il tessile ed in provincia di Lecco il metalmeccanico, necessita, anche più di altri territori, di una politica economica da parte del Governo che dia risposte non solo alle contingenze attuali ma anche alle sfide del futuro quali intelligenza artificiale, transizione green e digitale”. E poi ci sono le necessità di un ecosistema territoriale necessario a favorire la crescita: si tratta – conclude Esposito – delle “difficoltà crescenti nella viabilità, delle lungaggini della variante della Tremezzina da una parte e degli eterni problemi della Statale 36 dall’altra, le criticità di Trenord in entrambe le provincie. Aspetti che non facilitano certe le cose ai lavoratori così come alle imprese. E’ necessario, sul territorio, che riprenda dignità il dialogo intercategoriale fra portatori di interessi diversi della società: istituzioni, sindacato, associazioni datoriali devono cogliere l’importanza del momento per trasformare le criticità in opportunità di crescita del territorio”.

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