Economia / Sondrio e cintura
Domenica 19 Novembre 2017
Creval, calma e fiducia: «Alla fine avremo
una banca più forte»
Il direttore generale Mauro Selvetti non ha dubbi: «Era giusto fare l’operazione sul capitale ora e con queste dimensioni»
Giornate difficili, «caotiche», come le definisce il direttore generale del Credito Valtellinese Mauro Selvetti. Da quando è stato annunciato il nuovo Piano industriale e il conseguente aumento di capitale fino a un massimo di 700 milioni di euro, il titolo della banca ha subìto un vero e proprio tracollo, non riuscendo spesso a fare il prezzo in Borsa per eccesso di ribassi. Ora l’obiettivo è fare la ricapitalizzazione il più velocemente possibile con l’assemblea, chiamata a dare il via libera, convocata per martedì 19 dicembre. Una volta superata questa fase molto complicata il Creval ha le idee chiare, con un progetto strategico che punta a irrobustire la banca e a voltare pagina.
In provincia la preoccupazione tra gli azionisti e i clienti è palpabile, le conversazioni sul futuro dell’istituto, una volta confinate alle chiacchiere da salotto o da convegno, sono diventate argomento di conversazione comune. Ostico, a volte un po’ criptico. Un linguaggio per addetti ai lavori, che tuttavia in queste ultime settimane è diventato più crudo e minaccioso. Si parla di crisi di un modello di sviluppo locale, di “gruzzoletti” svaniti sotto il peso delle vendite a Piazza Affari e di ancora troppi prestiti andati a male nella “pancia” della banca, erogati e mai più tornati indietro. Si evocano scenari preoccupanti che delineano un impoverimento generale per la provincia di Sondrio, anche in termini di forza lavoro. C’è trepidazione, è inutile nasconderlo, e voglia di capire meglio.
Selvetti, ci spieghi cosa sta succedendo.
Sono giornate effettivamente un po’ caotiche, l’annuncio dell’aumento di capitale ha destato sorpresa sul mercato e questo ha fatto sì che il titolo avesse una flessione di forte entità. Tuttavia, come ho già avuto modo di dire, una cosa è l’andamento del titolo e una cosa è la banca. L’operazione che l’istituto ha deliberato farà nascere un Credito Valtellinese più forte di quella che è ora. È chiaro che si tratta di un passaggio importante per le sue dimensioni e per il fatto di essere, utilizzando un gergo tecnico, molto “diluitivo”, vale a dire se il vecchio azionista non aderisce all’aumento, vede il proprio peso diminuire notevolmente. Ma la banca è quella di sei mesi fa, di tre mesi fa. Anzi, è già più forte, perché ha fatto delle operazioni che ne hanno migliorato il profilo di rischio e con questa ulteriore decisione si rilancia definitivamente.
Ma cosa è accaduto in Borsa?
Bisogna separare due aspetti. Uno riguarda i proprietari della banca, che ora è una società per azioni, cioè gli azionisti. E uno riguarda i clienti, i quali da questo annuncio hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere.
È confermata l’operazione o avete avuto qualche ripensamento?
L’operazione è confermata. Sono reduce da un doppio roadshow a Londra e Milano per la presentazione del Piano industriale. Incontri nel corso dei quali le risposte degli investitori attuali e di quelli prospettici, cioè interessati a far parte del progetto, ci danno conferma della bontà delle scelte effettuate. Perché quello che viene percepito è che si mette fine a una vecchia storia e si apre una nuova pagina. Con la possibilità per la banca di tornare a fare utili soddisfacenti e per gli azionisti che crederanno in questa nuova avventura di avere altrettanti riscontri positivi.
Cosa si sente dire al cosiddetto “uomo della strada” che ha assistito in questi giorni a un vertice di notizie negative sulle sorti del gruppo?
Io capisco che ci sia del disorientamento, dell’apprensione, perché si tende a fare delle due cose, del corso del titolo e dell’andamento della banca, un tutt’uno. Un sentimento alimentato anche da un contesto negativo che non fa che generare questi sentimenti. Ma ogni storia è a sé e la nostra è la storia di una banca che vuole solo migliorare le proprie performance. E quindi i clienti devono avere fiducia, hanno solo da guadagnare e nulla da perdere. Gli azionisti per poter ricevere i benefici attesi devono aderire all’operazione e attendere che anche il mercato l’abbia compresa pienamente. Siamo reduci da giornate in cui è regnata la confusione e bisogna aspettare ancora qualche settimana, forti del fatto che anche su altri fronti, con i quali in realtà abbiamo poco da condividere, sembra che stia tornando il sereno (il riferimento è all’operazione di aumento di capitale di Carige, ndr). Il tempo riuscirà a separare le varie situazioni.
Si è parlato tanto dei consorzi di garanzia a monte di questi grossi aumenti patrimoniali.
Siamo assistiti da un advisor italiano che credo che non abbia bisogno di presentazioni e che si chiama Mediobanca. Non è mai successo che un contratto di pregaranzia firmato da loro non sia stato onorato. Si parla di pregaranzia perché ci sono dei tempi tecnici e degli adempimenti da fare tra l’annuncio dell’aumento di capitale e l’operazione vera e propria. Quando sarà imminente l’inizio, Mediobanca si assumerà formalmente l’impegno. Si tratta di routine, sono dei contratti standard che rappresentano la prassi quando si fanno questo genere di annunci.
E proprio con loro state facendo “il giro del mondo” per presentarvi agli investitori.
Sì, e siamo molto soddisfatti dei feedback che stiamo ricevendo. Era giusto fare questa mossa ora e con queste dimensioni, non ho alcun dubbio che il mercato capirà.
Ma non vi siete troppo indeboliti dopo queste bruttissime giornate in Borsa?
Non ci sono dubbi sulla solidità patrimoniale della banca che la manovra da 700 milioni può solo migliorare. Il Creval ha un patrimonio netto contabile di oltre un miliardo e mezzo, una cosa è la capitalizzazione in Borsa, un’altra i numeri contabili dell’istituto. Tra due mesi avremo un Credito Valtellinese sensibilmente più forte di oggi. A beneficio di tutti.
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