Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 17 Gennaio 2019
«Costruzioni, il settore si rilancia con misure incisive. Siamo all’ultima spiaggia»
Il presidente di Ance preoccupato per il futuro. La burocrazia «mostro da combattere» per i costruttori.
«Il Dl Semplificazioni rappresenta l’ultima occasione per gettare le basi per una ripresa delle costruzioni». Sergio Piazza, presidente di Ance Lecco Sondrio, guarda con evidente preoccupazione al prossimo futuro del comparto e, al tempo stesso, affida al decreto legge il valore di «ultima spiaggia» da cui ripartire. Questo appello viene formulato dagli industriali del settore edile dopo una Legge di Bilancio che ha fortemente deluso gli imprenditori «perché hanno finito per far prevalere ancora una volta misure di tipo assistenzialistico rispetto a scelte tese al rilancio degli investimenti pubblici e dell’occupazione».
A livello valtellinese si parla di crisi del settore da più di dieci anni. Sia il numero di lavoratori che nel corso dell’anno vengono iscritti alla Cassa edile (circa 3000), sia la massa salariale (circa 36 milioni di euro) sono calati. Le conseguenze sono pesanti non solo per il comparto edile, ma anche per l’indotto.
«Se non saranno adottate misure rapide e incisive sarà difficile non solo porre fine ad una crisi di settore, dopo dieci anni di flessione continua che hanno determinato oltre 600 mila posti di lavoro persi e la chiusura di 120 mila aziende, ma anche far crescere l’economia del Paese e recuperare il gap infrastrutturale che penalizza l’Italia rispetto al resto dell’Europa». In occasione dell’assemblea annuale Ance ha sostenuto con forza che è necessario «fermare il declino». Ma i segnali che sono seguiti con l’approvazione della manovra non vanno certamente in questa direzione auspicata.
«E ciò è grave: se è vero che da sole le costruzioni, nonostante la crisi, rappresentano ancora l’8 per cento del Pil, è anche vero che la filiera dell’edilizia attiva ben 31 settori economici su 36 e complessivamente partecipa al 22% del Pil. Dunque, rilanciare l’edilizia significa rilanciare l’economia del Paese».
Oggi la crisi delle costruzioni è tornata prepotentemente alla ribalta: «Quando i più grossi gruppi evidenziano una situazione di grande difficoltà, è chiaro che questo accada. Ma sono dieci anni che la crisi va avanti. E prima a pagarne il prezzo sono state le piccole e medie imprese.
Eppure basterebbe aprire i 400 cantieri fermi per 27 miliardi di euro per avere, come risultato, 400 mila nuovi posti di lavoro. Il problema è che nel nostro Paese, e nella classe politica, manca una visione industriale del nostro settore». Per cambiare occorre individuare dove intervenire. E, a detta di Ance, la burocrazia è il «mostro da combattere». In questo quadro il Dl Semplificazione, per come è stato presentato, non soddisfa. «Forse l’unica vera nota positiva, a beneficio di tutti i settori produttivi, è l’abolizione del Sistri – spiega Piazza riferendosi al sistema di controllo dei rifiuti –. Le altre novità non ci soddisfano affatto. Quanto alle norme per la semplificazione e l’accelerazione degli appalti pubblici sono state “svuotate” di ogni reale forza».
Da parte sua, Ance, in audizione al Senato, ha presentato una serie di proposte concrete “sbloccacantieri”, per accelerare la trasformazione delle risorse - più di 140 miliardi di euro stanziati negli ultimi due anni - in cantieri. Fra le idee illustrate ci sono l’abolizione della terna dei subappaltatori e la revisione dei criteri di aggiudicazione, vietando, sotto i 2 milioni di euro, l’offerta economicamente più vantaggiosa e ampliando la possibilità di ricorso all’esclusione automatica delle offerte anomale con metodo “antiturbativa”. Senza dimenticare il superamento, nelle procedure negoziate sotto soglia e il ripristino della possibilità di ricorrere all’appalto integrato per la realizzazione di investimenti pubblici.
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