Economia / Sondrio e cintura
Mercoledì 02 Ottobre 2013
Costo della vita più basso
rispetto alla media regionale
L’inflazione si è fatta sentire, con un aumento del 2,3% dal luglio 2012 al luglio 2013 (più del dato nazionale, un pochino meno della media lombarda che è arrivata al 2,4%), ma la città resta uno dei capoluoghi lombardi più virtuosi
A Sondrio riempire il carrello della spesa costa meno della media regionale. L’inflazione si è fatta sentire, con un aumento del 2,3% dal luglio 2012 al luglio 2013 (più del dato nazionale, un pochino meno della media lombarda che è arrivata al 2,4%), ma la città resta uno dei capoluoghi lombardi più virtuosi rispetto ai costi dei generi di prima necessità: i prezzi sono inferiori di oltre il 2% alla media regionale, solo Lecco e Bergamo fanno registrare cifre inferiori.
Sono alcuni dei numeri evidenziati dall’ottava rilevazione dei prezzi al consumo effettuata da Ref Ricerche per conto della Camera di commercio di Sondrio, un’indagine ormai consueta – è partita nel 2010 - che sopperisce con dati raccolti “in proprio” all’assenza delle statistiche Istat per la provincia. L’ultimo aggiornamento, presentato ieri dall’ente di via Piazzi, prende in esame i prezzi misurati a luglio, utilizzando come sempre oltre mille referenze su un paniere di 23 prodotti che comprende generi di largo consumo, alimentari e non. Prodotti di acquisto frequente, ha ricordato il ricercatore di Ref Fulvio Bersanetti, che hanno «un elevato valore segnaletico, visto che rappresentano circa il 40% della spesa per i beni di largo consumo, e che per questi prodotti una famiglia spende in media circa duemila euro all’anno».
Un paniere, quindi, che costa meno della media regionale ed evidenzia dal 2010 ad oggi un’inflazione del 5,4%, contro il 6,5% nazionale e il 6,7% della Lombardia. «Segno che la rete delle imprese locali ha lavorato per “assorbire” gli aumenti dei costi – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio Emanuele Bertolini -, grazie alla capacità di fare impresa e all’attenzione verso i cittadini e i consumatori». Ora con l’aumento dell’Iva le cose potrebbero cambiare, non solo a Sondrio ma in tutte le realtà italiane, ma «per valutare gli effetti ci vorrà probabilmente qualche tempo, visto che si tratterà di riflessi soprattutto indiretti», ha spiegato il ricercatore di Ref Fulvio Bersanetti.
Tornando al presente, la “fotografia” scattata a luglio mostra «un aumento della pressione promozionale sui prodotti inseriti nel paniere», ha segnalato Bersanetti, con una diffusione sempre maggiore di offerte e sconti vari: dei 23 generi alimentari e non inseriti nella rilevazione, a luglio i ricercatori hanno riscontrato offerte per 18, con promozioni che portano anche a risparmi del 30%, allineando in pratica i prodotti di marca a quelli a marchio commerciale. Su base annuale, i rincari più consistenti si sono registrati per il tonno (+7,4%), per l’olio extravergine (+4,8%) e per le uova (+4,6%), mentre sono calati i prezzi di latte fresco, yogurt e zucchero.
«Sondrio – ha spiegato Bersanetti – condivide in buona misura le tensioni che nell’ultimo anno hanno colpito alcuni generi, fra cui proprio tonno, olio, uova, per via dei rincari registrati sui mercati all’ingrosso di alcune derrate agricole». In generale, hanno spiegato Bersanetti e il segretario della Camera di commercio Marco Bonat, anche a Sondrio si nota nei consumatori «un’attenzione più forte ai prezzi e alle politiche di prezzo con le promozioni», nel quadro della riduzione dei consumi che interessa tutto il territorio nazionale. Quando si va a far la spesa, insomma, si tiene d’occhio il cartellino del prezzo, insieme all’elenco dei prodotti da comperare. E in effetti lo scontrino finale per un carrello riempito con tutti i prodotti del paniere cambia, e non di poco, in base alle scelte di acquisto. Comprando i prodotti a prezzo medio, infatti, il conto finale è di 142 euro e 70 cent, ma se si va a caccia dei prezzi più bassi la spesa scende a 84 euro e 90 centesimi, con un risparmio del 40%.
Comperando tutti i prodotti al prezzo massimo, invece, si spendono 183 euro e 40, il 28% in più della spesa a prezzo medio o, per rendere meglio l’idea, cento euro in più rispetto agli acquisti ai prezzi più bassi.
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