Concessioni idroelettriche: «Via libera della Consulta, la legge è effettiva»
Il caso La Consulta ha estinto il contenzioso. Restano le divisioni politiche tra Lega e Fdi. Sertori: «La norma non si tocca e va rispettata»
«La legge c’è e non si tocca. Ce ne sono molte che non condividiamo neppure noi, ma si rispettano». Nessun passo indietro sull’idroelettrico in casa Lega: l’alleanza di centrodestra con il partito di Giorgia Meloni, più spostato verso la nazionalizzazione della partita (e non regionalizzazione come voluto dalla legge del Carroccio), non sembra destinata a cambiare la posizione di Matteo Salvini e dei suoi. Ma neppure le sorti delle gare per il rinnovo delle grandi concessioni.
Ne è certo Massimo Sertori, assessore regionale lombardo con delega alle Politiche energetiche che di quella legge è ispiratore. E d’altro canto anche le parole di Salvini alla festa leghista di Colico, così come quelle del ministro Giancarlo Giorgetti e del presidente Attilio Fontana vanno nella stessa direzione: «La battaglia sull’idroelettrico è un modello di autonomia e vicinanza ai territori. E legato ai territori deve rimanere».
Tra l’altro anche gli “dubbi” sulla legge sono caduti. La scorsa settimana la Corte costituzionale, dopo che il Governo Draghi aveva ritirato l’impugnativa, ha dichiarato estinto il contenzioso tra lo Stato e la Regione Lombardia proprio sulla legge per i rinnovi. «Dopo che con il “Conte uno” avevamo varato le nuove regole, il “Conte due” aveva impugnato la legge - ricorda Sertori -. Durante l’esecutivo Draghi abbiamo introdotto alcune modifiche concordate con i ministeri e il Consiglio dei ministri ha ritirato l’impugnativa. La scorsa settimana è arrivata anche la parola finale della Consulta».
Insomma, avanti con la regionalizzazione e le gare di rinnovo, le primissime, secondo le previsioni di Sertori, già alla fine dell’anno. Con il plauso anche del comitato del grande idroelettrico strenuo sostenitore della necessità di dare il via libera immediato ai bandi.
Di mezzo però ci sono le elezioni del 25 settembre e Fratelli d’Italia. «A breve diremo anche noi la nostra - dice Jonny Crosio che sul tema si è più volte confrontato con Guido Crosetto, fondatore di FdI con Giorgia Meloni -, ma sono convinto che nel centrodestra troveremo un punto di mediazione che vada bene alla politica, quella vera non demagogica, e ai territori. Ci saranno le condizioni per trovare una soluzione anche in virtù dei cambiamenti che ci sono stati - e continuano ad esserci - da quando è stata approvata la legge lombarda».
Il riferimento è ovviamente al problema dell’approvvigionamento energetico oltre che al superamento dell’infrazione europea.
«Alla fine giudiziosamente si troverà un accordo - ancora Crosio -. Non facciamo campagna elettorale sull’autonomia energetica, nessuno vuole togliere ruolo alle regioni centralizzando tutto. Gli interessi dei territori saranno sempre tenuti in primo piano, sia dal punto di vista delle risorse che dell’occupazione».
Sull’idroelettrico si era già alzato nei mesi scorsi lo scudo del Governo contro le scalate straniere. Con l’approvazione del decreto legge Ucraina bis (cosiddetto energia o anti-rincari) è stata infatti estesa l’applicabilità del golden power, le prerogative di controllo di palazzo Chigi, finora limitato alle acquisizioni o alle vendite di aziende, anche alle concessioni a partire proprio da quelle idroelettriche.
Il golden power consente di fatto di «dettare specifiche condizioni all’acquisito di partecipazioni, di porre il veto all’adozione di determinate delibere societarie e di opporsi all’acquisto di partecipazioni», qualora si ritenga sia a rischio la sicurezza nazionale.
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