Con la missione Hera, il Polo di Lecco
del Politecnico è nello spazio

Il team di ricercatori, sotto la guida del professor Diego Scaccabarozzi, ha svolto un ruolo cruciale nella progettazione e caratterizzazione termomeccanica di uno strumento parte della sonda lanciata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e diretta verso l’asteroide Dimorphos

C’è anche il Polo di Lecco del Polimi nello spazio. Il 7 ottobre è stata infatti lanciata con successo la sonda Hera dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), diretta verso l’asteroide Dimorphos, che verrà raggiunto nel dicembre del 2026. La sonda Esa è equipaggiata con tecnologie avanzate e con il supporto di due CubeSat, che saranno utilizzati per osservazioni ravvicinate del sistema Didymos-Dimorphos.

Uno di questi CubeSat, Milani, è stato progettato e costruito in Italia dalla Tayvak, e svolgerà osservazioni multispettrali della superficie dell’asteroide. In particolare, Milani ospita lo strumento Vista (Volatile In Situ Thermogravimeter Analyser), che avrà il compito di analizzare l’ambiente delle polveri nel sistema Didymos-Dimorphos. Vista è stato sviluppato grazie a un consorzio di istituti di ricerca italiani, guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), con la partecipazione del Politecnico di Milano e del Cnr-Iia.

Un contributo fondamentale allo sviluppo di Vista arriva dal MetroSpace Lab, laboratorio del Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano. Il team di ricercatori, sotto la guida del professor Diego Scaccabarozzi, ha svolto un ruolo cruciale nella progettazione e caratterizzazione termomeccanica dello strumento Vista. Le attività del laboratorio, che ha saputo coniugare competenze ingegneristiche e scientifiche, hanno incluso la qualificazione e il superamento dei rigorosi test di accettazione dei modelli di volo dello strumento, che sono stati consegnati con successo prima del lancio della missione.

La missione Hera segue l’importante passo compiuto dalla Nasa con la missione Dart, che nel settembre 2022 ha colpito l’asteroide Dimorphos, una piccola luna che fa parte del sistema binario di asteroidi Didymos, alterandone l’orbita. Hera, che si propone di validare un sistema di difesa planetaria in caso di eventuali minacce di asteroidi sulla Terra, è un esempio emblematico della collaborazione internazionale e dell’eccellenza tecnologica, in particolare della competenza italiana. Oltre alla “squadra” lecchese, un altro team del Politecnico di Milano, guidato dai professori Francesco Topputo e Fabio Ferrari, ha avuto un ruolo chiave nel progetto e, in particolare, nella progettazione delle traiettorie che Milani seguirà e del suo sottosistema di guida, navigazione e controllo (Gnc), che consentirà al CubeSat di navigare in autonomia, sperimentando nuove tecnologie che apriranno la strada a future (e miniaturizzate) missioni spaziali. Dopo il rilascio introno a Didymos ad opera della navicella madre Hera, Milani sarà il primo CubeSat ad operare nello spazio profondo vicino ad asteroidi per un periodo prolungato. Durante i circa 90 giorni di missione, Milani comunicherà con Hera grazie al primo collegamento intersatellitare nello spazio profondo, un’innovazione fondamentale per le future costellazioni di piccoli satelliti.

Il team milanese del Politecnico sarà coinvolto nella fase operativa in quanto responsabile dello strumento Navigation Camera. La camera fornirà immagini straordinarie del corpo secondario, Dimorphos, cercando di immortalare il cratere creato dall’impatto dalla sonda Nasa Dart il 26 settembre 2022. Ma ci sarà un cratere, ad aspettare Milani? La risposta è ancora dibattuta nella comunità scientifica, ed è proprio questo uno dei motivi che spingono Hera e i CubeSat verso il loro obiettivo. Didymos è anche uno degli oggetti più piccoli mai visitati da una sonda dell’ESA, con ancora molte storie sull’evoluzione del Sistema Solare da scoprire tramite sonde robotiche.

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