Economia / Morbegno e bassa valle
Giovedì 05 Settembre 2019
Cimici all’attacco, meleti a rischio e danni diffusi
L’insetto infestante ha minato frutta e verdura. Già individuato dagli esperti il suo antagonista ma per ora si possono solo posare reti e fare trattamenti.
Cimice asiatica, la battaglia è iniziata. La Valtellina nell’estate 2019 si avvia davvero a fare i conti con il terribile insetto infestante venuto da Oriente, fino ad ora la sua presenza era stata da alcuni anni incisiva e più rilevante in Bassa Valle, sporadica nella Media Valle e trascurabile soprattutto nelle zone “d’oro” dell’agricoltura valtellinese, tra i meleti.
Ora tecnici e agronomi parlano di «diffusione in brusco rialzo, presenza importante e numeri elevati anche nei meleti, con danni già apprezzabili e un’area di coinvolgimento che arriva ormai a Bianzone, Villa di Tirano e Tirano». “Allarme arancio”. E del resto, tutti gli orticoltori, i possessori di giardini e il mondo rurale dell’area sondriese, relativamente al fondovalle conosce il problema.
La nuova cimice (ma va detto che in orti e giardini quest’anno si è manifestata in modo massiccio anche la cimice autoctona, quella di colore verde, ndr) con il manto scuro, c’è, sui frutti, anche sulle piante ornamentali, ieri Fondazione Fojanini, il centro sondriese di studi applicati all’agricoltura, lo ha detto chiaramente. «In parecchi giardini familiari promiscui le segnalazioni sono molto frequenti e i danni su pesche, pere, in questi mesi sono stati elevatissimi, con frutta praticamente distrutta».
Ma questo è il fronte degli hobbisti. Ora il problema vero, viene spiegato dagli addetti ai lavori, è, contenere i danni sui meleti nella produzione in corso, 2019 e predisporre ogni strategia di contrasto al parassita per l’anno a venire.
«Sulle mele - è stato annunciato ufficialmente da Fondazione Fojanini - la presenza della Halyomorpha halysha, o cimice asiatica, è iniziata a diventare importante a partire da fine luglio, quando sulla varietà Gala si sono cominciate a vedere esemplari in numero elevato, insieme anche ai primi danni, sempre più rilevanti avvicinandosi alla raccolta. E adesso iniziano ad essere interessate anche le altre varietà. Questo insetto privilegia i frutti più acerbi, quando attacca punge tendenzialmente la frutta non ancora matura, successivamente si notano i danni».
La cimice asiatica punge il frutto quando è ancora tenero, inietta il suo liquido e lo ammalora. A riguardo, si consigliano i frutticoltori di porre attenzione alle produzioni. La cimice non arriva in sciame, il suo comparire può anche sfuggire, poi si vedono i guasti. Ci sono le cimici più piccole, quelle adulte. «Sulla parte bassa della chioma delle piante - precisa Martino Salvetti, responsabile della difesa fitosanitaria per Fojanini - si vedono delle cimici gli stadi più immaturi, sulla parte alta dell’albero sono osservabili gli insetti adulti. La presenza è altresì massiccia su numerose piante ornamentali e spontanee presenti in giardini privati e pubblici».
Per quanto riguarda le mele, grande preoccupazione è per le produzioni tardive, perché il fenomeno è crescente. «Per le varietà Fuji, Pink lady e Rosy glow, varietà tardive - ha ancora detto Martino Salvetti - il margine per potere avere danni, oggi è enorme. Vanno messe le reti, fatti trattamenti all’occorrenza e solo sentendo il proprio tecnico di riferimento, partendo dal bordo della coltura. E prestando attenzione alle zone “ibride”, parti di campo di confine con coltivazioni di mais, soia, spesso infestate prima di altre colture. Un aiuto di qui a non molto - hanno anche chiarito da Fondazione Fojanini, che è attiva insieme ad Arpa in progetti di ricerca nazionali per contrastare la nuova cimice - arriverà dai parassitoidi, antagonisti specifici della Halyomorpha halysha, ormai individuati», insetti “buoni” che innestano le loro uova dentro quelle degli insetti infestanti. «Ci sono due ceppi di parassitoidi in corso di sperimentazione, da loro arriverà un aiuto. Ma ci sono verifiche ancora in corso, per evitare che specie di contrasto, comunque non autoctone, possano generare altri tipi di problemi sull’ambiente».
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