Chiude la Quinton di Colico
Persi 46 posti di lavoro
La direzione della Quinton di Colico ha annunciato ai sindacati e all'assessore provinciale al Lavoro Fabio Dadati la cessazione dell'attività produttiva a fine maggio. La decisione è spiegata dalla multinazionale Klarius con il rosso dei bilanci. Nell'impresa di Colico lavorano 46 persone. Per i sindacati dei metalmeccanici ci sono i margini per riprendere la produzione e per riportare la Quinton alla redditività. In conseguenza della decisioine aziendale i lavoratori hanno occupato la fabbrica.
Già nelle scorse settimane i vertici della Klarius avevano sostenuto l'intenzione di cessare l'attività allo stabilimento di Colico perché da cinque anni l'azienda chiude i bilanci in rosso, con un passivo di 2 milioni di euro registrato negli ultimi 2 anni. Tanto che la proprietà, come ha sostenuto al tavolo istituzionale convocato dalla Provincia di Lecco per entrare nel merito della vicenda, «si è detta obbligata ad avviare un percorso di liquidazione – spiega l'assessore alle attività produttive Fabio Dadati – visto che l'assemblea non ha firmato il bilancio del 2009 e ha dato parere negativo ad una possibile ricapitalizzazione dell'azienda. L'assemblea approverà il bilancio solo dopo la liquidazione dell'azienda».
In concreto, i vertici della Quinton Hazzel hanno spiegato al sindacato che l'attività industriale cesserà entro la fine di maggio (quando scadranno anche i termini per la chiusura del bilancio 2009) e che per i 46 dipendenti non ci sarà più un posto di lavoro. «L'azienda si è detta disponibile a chiudere la vertenza con un accordo, sfruttando anche la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Una decisione che appare irrevocabile e che segna un'altra, l'ennesima, pagina nera per l'industria locale», ha detto Dadati. Ma i sindacati non vogliono sentire ragioni, perché secondo loro la Quinton può continuare a lavorare: «Ci sono tutte le condizioni per garantire la continuità produttiva dello stabilimento di Colico», come spiegano Mauro Castelli della Fiom e Pierangelo Arnoldi della Fim. Già nel passato incontro tra le parti sociali (avvenuto una settimana fa) i due avevano chiesto all'azienda di attivare un percorso di cassa integrazione ordinaria che consentisse di superare l'attuale calo della domanda di dischi di freno per l'automotive.
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