Cala l’inflazione nel Lecchese, ma per le assicurazioni aumento a doppia cifra

In provincia di Lecco, l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, a maggio 2024, è cresciuto dello 0,9% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Una crescita tutto sommato contenuta, rispetto a quella verificatasi invece tra il mese di maggio 2023 e quello di maggio 2022, con un incremento dell’8,1%.

Nello specifico, per quanto riguarda le diverse categorie, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, sempre tra maggio 2024 e maggio 2023, è dell’1,8%, mentre per l’abbigliamento del +0,9%; i medicinali, in provincia, aumentano il loro costo dello 0,7%, la ristorazione del 2,6%, le assicurazioni dell’11,6%, le calzature del 2,4% e i mezzi di trasporto fanno segnare un +1,8%. Cala invece il prezzo degli elettrodomestici, con un -3,8% tra maggio 2023 e maggio 2024, i servizi di comunicazione, con un -6,7% e l’energia elettrica e il gas, con un -23,3%.

Nell’ultimo anno, in generale, le province italiane più colpite dal caro vita sono quasi tutte realtà territoriali con una grande vocazione turistica che hanno subito importanti incrementi di spesa delle attività riconducibili ai servizi ricettivi, di ristorazione e alla persona. Un deciso incremento di costo ha interessato anche i trasporti, gli affitti di case/negozi e il carrello della spesa.

In testa alla top ten delle più care d’Italia, secondo gli ultimi dati Istati, un ex aequo. Parma e Rimini, infatti, si contendono il primato, con un’inflazione pari all’1,6%, che si traduce nella maggior spesa aggiuntiva su base annua equivalente in media a 435 euro. Medaglia d’argento per Venezia, dove il rialzo dei prezzi dell’1,4% determina un incremento di spesa annuo pari a 369 euro a famiglia. Medaglia di bronzo per Firenze che con +1,4% ha una spesa supplementare pari a 366 euro annui per una famiglia media. Appena fuori dal podio Cagliari (+1,5%, pari a 312 euro), poi Padova (+1,2%, +308 euro), Trieste (+1,2%, +293 euro), al settimo posto Milano ex aequo con Napoli +286 euro, poi Verona (+1,1%, +283 euro) e Perugia (+1,1%, +270 euro). Chiude la top ten Roma (+0,9%, +233 euro).

Nella graduatoria delle città più virtuose d’Italia, vincono tre città che sono in deflazione. Al primo posto Aosta, dove la deflazione pari a -0,6% si traduce nel maggiore risparmio pari per una famiglia media a 156 euro su base annua. Medaglia d’argento per Campobasso (-0,5%, -104 euro), seguita da Ancona (-0,2%, -44 euro).

L’inflazione è uno degli indicatori più importanti per capire lo stato di salute di un’economia, perché una sua presenza eccessiva contribuisce a erodere il potere di acquisto dei consumatori, in particolare dei percettori di reddito fisso. In secondo luogo, perché il suo andamento serve a orientare le politiche monetarie delle banche centrali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA