Cala l’export per l’artigianato lombardo,
la preoccupazione di Cna
per le incognite geopolitiche

Per il 2025 l’artigianato lombardo evidenzia un sentimento misto tra preoccupazione e fiducia, ma ciò che emerge maggiormente in queste prime settimane del nuovo anno, come evidenzia CNA Lombardia, è l’esigenza di ritrovare quanto prima una bussola, una gerarchia di priorità, una sequenza di azioni da intraprendere. Uno dei segnali che più preoccupa il mondo degli artigiani è infatti quello dell’export, che secondo dati Istat vale in Italia 626 miliardi di euro, e i rapporti con i diversi Paesi dell’Unione Europea e non solo. Un documento del Centro Studi di CNA Nazionale stima in 6,5 miliardi complessivi il calo di fatturato export registrato nel 2024 dall’Italia verso Cina, Stati Uniti, Francia, Germania, che insieme rappresentano il 35% delle intere esportazioni del Paese.

Anche la Lombardia, che rappresenta più del 25% dell’export dell’Italia, segue inevitabilmente questo trend negativo, tanto che secondo i dati di Unioncamere nei primi tre trimestri del 2024 il valore fa registrare 120 miliardi di euro, rispetto ai 122 miliardi dello stesso periodo del 2023 (-1,6%). In particolare nel 2024 la Lombardia ha fatto registrare un calo delle esportazioni del 2,6% con la Cina, del 5,7% con gli Stati Uniti, del 3,1% con la Germania e del 3,3% con la Francia. «Lo scorso anno il mondo ci ha messo di fronte a scenari nuovi ma senza dubbio opportunità e minacce appaiono, una volta di più, profondamente intrecciate nella loro genesi e nella loro evoluzione - afferma Giovanni Bozzini, Presidente di CNA Lombardia -. In un quadro complessivo di incertezza geopolitica, con il consolidarsi prolungato della crisi in Medioriente e della guerra tra Russia e Ucraina, la crescita è stata fortemente frenata. Ci domandiamo quali effetti avranno il protezionismo e il “bilateralismo” di Trump sull’economia della nostra Regione».

«La recessione tedesca ha coinvolto direttamente le catene di fornitura lombarde, specialmente nel settore meccanico - spiega Bozzini -. L’Automotive è l’unico settore in calo di volumi anche rispetto al 2019: segno di una crisi strutturale, certamente influenzata in negativo dal fatto di aver puntato solo sull’elettrico, preparando molto più il mercato della e per la Cina che non tutelando i numeri dell’Europa. La voce di Regione Lombardia si è levata su questo punto critico anche a Bruxelles e ha fornito indispensabili raccomandazioni a tutela della neutralità tecnologica del Continente. In compenso, - prosegue - vola il turismo lombardo. Vola a tal punto da impattare sulla fisionomia economica dei territori, sulla composizione dei redditi, sul mercato immobiliare, sul mercato del lavoro: opportunità e interrogativi si legano anche in questo caso. Dobbiamo essere preparati. Purtroppo la politica e le sue risposte sono state fragili: negli ultimi anni la legge di stabilità è spesso stata di galleggiamento, senza una precisa direzione di marcia. Il fenomeno è, temiamo, trasversale sul piano degli orientamenti politici».

«C’è un tema di crisi della finanza pubblica e di sfiducia nella concreta capacità della politica di incidere sulla direzione di marcia delle cose, che appaiono sempre più governate dai soggetti portatori di grandi innovazioni tecnologiche - sottolinea Stefano Binda, Segretario di CNA Lombardia -. C’è un enorme problema di responsabilità nel gestire le ricadute dell’innovazione, che non deve escludere le micro imprese e deve restare uno strumento al servizio delle libertà e dell’economia reale. Nella debolezza delle politiche economiche, appare prezioso mettere a segno buoni risultati nella spesa delle quote di PNRR assegnate all’Italia e non far scivolare l’Europa ai margini delle dinamiche globali. La società ormai è già cambiata e, tra di noi, lievitano energie imprenditoriali nuove, sia tra i giovani che innestano le nuove conoscenze sui processi produttivi sia tra i nuovi italiani che reclamano integrazione e cittadinanza. La sfida dei corpi intermedi è sempre legata alla tutela delle libertà ed è anche quella di creare percorsi di integrazione e di rappresentanza dei nuovi interessi emergenti, di tutto ciò che rende ancora vitali i ceti produttivi».

“Infine è indispensabile non gravare sulla libertà di impresa con nuovi balzelli - chiarisce Bozzini -. Purtroppo l’esempio del nuovo obbligo di sottoscrivere un’assicurazione contro i rischi catastrofali non va nella giusta direzione: CNA Lombardia non nega la bontà del fine dichiarato, ma sicuramente bisognerebbe sedersi intorno ad un tavolo per stabilire regole di ingaggio condivise tra Governo, categorie economiche, assicurazioni. C’è ancora un po’ di tempo per farlo.”

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