Economia / Tirano e Alta valle
Giovedì 02 Febbraio 2017
«Boschi locali, fondi dimenticati»
In occasione della presentazione del quadro regionale, operatori e Cisl lanciano un grido d’allarme. Il Piano di sviluppo rurale sul capitolo foreste è ancora al palo e l’avvio degli interventi è gravato dalla burocrazia.
Foreste lombarde, un patrimonio di legno e natura dai volumi crescenti, ma che ha bisogno di investimenti e attenzione istituzionale per non diventare una passività. Arrivano richiami forti dal mondo sindacale e dai dirigenti consortili dopo la pubblicazione a Milano del “IX Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia” redatto dall’Ersaf.
E gli organi di rappresentanza dei lavoratori della filiera bosco-legno invitano chi ha potere decisionale a portare risorse alle attività forestali e per la viabilità montana. Ieri ha parlato Oliviero Sora, segretario regionale della Fai Cisl Lombardia, Federazione agricola alimentare e ambientale. «Si inneggia al patrimonio costituito dai nostri boschi - ha affermato - lo si reclamizza, ma in realtà questa parte di territorio montano appare lontano dai “palazzi della politica” e fa la parte del dimenticato. Scontiamo - sottolinea - ritardi clamorosi da parte di Regione Lombardia sul piano di sviluppo rurale». Si parla del Psr, Programma di sviluppo rurale, strumento di programmazione comunitaria basato su fondi europei. «I fondi ci sono - viene chiarito dagli operatori del settore - ma si devono fare partire bandi specifici per potervi attingere».
Niente bandi, niente investimenti per le aree boscate. «Qui - ha proseguito il sindacalista Cisl - c’è qualcosa che non quadra. Regione Lombardia e la sua giunta, che amministrano il Psr, dichiarano di volere mettere in primo piano nell’agenda la montagna e i suoi abitanti, ma gli atti amministrativi dicono tutt’altro. Una delle dimostrazioni - aggiunge - è il clamoroso ritardo nell’attivazione del Psr in tema di foreste. In due anni - è stato precisato - sono partiti solo due piccoli bandi, uno riguardante i servizi ambientali, l’altro la salvaguardia dei sistemi malghivi, ma, è troppo poco. Ci erano state date assicurazioni negli incontri svolti con l’assessore competente ma tutto si è fermato e sempre di più quelle che prima erano solo preoccupazioni rischiano di trasformarsi in vere e proprie emergenze. Chiediamo di fermare il disimpegno regionale verso la montagna e i suoi abitanti».
Si lamentano “lungaggini burocratiche” che frenerebbero gli iter necessari. «Gli iter per le procedure sull’avvio dei lavori - ha sottolineato Sora - vanno semplificati, ci sono 300 addetti dei consorzi forestali che vengono da un anno di semi inattività. Non possiamo perdere altri mesi preziosi per fare partire più e più interventi a difesa del sistema idrogeologico del territorio montano lombardo».
Appassionato l’intervento da Valfurva di Carmelino Puntel, valtellinese, presidente dei 24 Consorzi forestali di Regione Lombardia, associazioni finalizzate alla gestione del patrimonio silvo-pastorale. «Vediamo con regolarità - ha detto - tragiche calamità naturali ricadere sulla popolazione, coinvolgere l’intera nazione e non riusciamo a pensare che la gran parte di quei dissesti nasce nel bosco e nel sottobosco. La foresta trascurata - aggiunge - ingorga i corsi d’acqua, fa diventare i torrenti dei gorghi di tronchi e terra. Questo dissesto bisogna prevenirlo e noi - ricorda - siamo i soli che lo possono fare». Puntel ricorda come le zone alpine da sole non possano creare la rete di accessi alle aree boscate, niente accessi, niente coltivazione del bosco.
«La politica - aggiunge - si deve mettere una mano sulla coscienza, i nostri governanti devono guardare a noi, alle terre alpine, appenniniche con senso di responsabilità e dare a stretto giro le attenzioni che il nostro piccolo e importante comparto richiede».
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