Economia / Sondrio e cintura
Venerdì 03 Agosto 2018
Bollette dell’acqua, class action «inammissibile»
Troppo generico ed incapace di dimostrare il danno realmente subìto dai ricorrenti. Sono queste in estrema sintesi le ragioni con cui il Tribunale amministrativo della Lombardia ha rigettato l’istanza promossa da Confconsumatori contro Ato, Secam e la Provincia in merito alle bollette dell’acqua.
Il ricorso, dopo una lunga campagna fatta di incontri pubblici e di raccolta firme, era stato presentato a dicembre 201 contro «l’illegittimità dello schema tariffario adottato dall’Ufficio d’ambito oltre alle relative modalità di individuazione della quota fissa e del consumo forfettario per gli utenti privi di contatore», tanto da chiedere di imputare le spese d’installazione degli stessi al gestore Secam. Non solo. Sempre Secam era additata per il mancato rispetto delle norme regolamentari ed amministrative relative al servizio, così come l’amministrazione provinciale.
Il ricorso era approdato alla camera di consiglio il 10 gennaio e l’udienza pubblica era stata il 9 maggio. Ora la sentenza. I giudici amministrativi non sono entrati nel merito delle contestazioni avanzate ritenendo che queste non fossero presentate in maniera, per così dire, corretta. Per capire basta leggere la sentenza. «Secondo la disciplina della cosiddetta class action - è riportato -, i titolari d’interessi giuridicamente rilevanti ed omogenei possono agire in giudizio, innanzi al giudice amministrativo, nel confronti della amministrazioni pubbliche, se derivi una lesione diretta, concreta ed attuale di tali propri interessi». Il ricorso può essere proposto «anche da associazioni o comitati» e dunque anche dalla Confconsumatori purché questa lo faccia «in rappresentanza degli interessi di propri determinati associati, indicando nominativamente, per ciascuno di questi, il titolo e l’oggetto dell’azione. Tuttavia - si legge ancora - nulla di ciò contiene l’atto introduttivo del giudizio, così come quelli in seguito formati, quindi non è dato individuare tali soggetti».
La decisione del Tar è stata accolta con amarezza e delusione dai promotori: «Una beffa per migliaia di utenti».
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