Birrificio Legnone: «Con queste accise

assunzioni ferme»

«Vogliamo assumere un giovane collaboratore, ma le accise ci impediscono di farlo». La birra Legnone piace e la produzione sale, ma l’aumento delle tasse blocca la crescita del personale.

La premessa è sempre la stessa: ogni tre sorsi di birra, lo Stato se ne beve uno. In provincia di Como, solo per citare uno dei casi più recenti, è stata presentata una mozione per chiedere la riduzione delle accise che, negli ultimi quindici mesi, sono aumentate del trenta per cento. Nonostante questo scoglio e tutti gli altri problemi di un mercato molto competitivo, nei primi tre anni d’attività il birrificio Legnone di Dubino è cresciuto. Si è passati dai 30mila litri del 2013, prodotti in impianti di terzi, ai 67mila dell’anno scorso. Ora c’è l’obiettivo centomila.

«Lo diciamo da sempre: si paga più di accise che di materia prima – sottolinea il mastro birraio David Cesari, parmense che ha scelto la Valtellina per produrre birra di qualità -. Da tempo gli ingredienti della birra sono malto, luppolo e accisa. Ogni business plan dev’essere modificato sulla base delle nuove tasse: a un paio di mesi fa risale un nuovo aumento che ha determinato un ulteriore boom di tasse e costi». Le accise bloccano anche le assunzioni. «La birra è l’obiettivo principale di questa politica che va a caccia di soldi. Non si riscontrano atteggiamenti simili, infatti, né per le bevande zuccherate, né per il vino, e questo avviene sulla base di un Regio decreto del diciannovesimo secolo. Con questa pressione fiscale, la nostra birra non può sfidare sul mercato i prodotti tedeschi. Questa situazione comporta una perdita di occupazione di cui, in questo periodo, il nostro Paese non ha proprio bisogno. Noi vorremmo assumere un aiutante, saremmo ben felici di creare un posto di lavoro per un giovane capace e appassionato. Ma a queste condizioni non ce la facciamo».