Banca popolare di Sondrio, i rischi dell’offerta Bper

Sondrio

Identità, se non la stessa esistenza di una banca che vanta una storia pluridecennale, ma anche produttività e capacità di credito per le pmi che operano nei territori di riferimento, senza dimenticare i posti di lavoro. Sono tanti i rischi che l’offerta lanciata da Bper banca sulla Banca Popolare di Sondrio porta con sé secondo “Insieme per la Popolare”, l’associazione dei piccoli azionisti nata nel 2022 dopo la forzosa trasformazione dell’istituto di credito di piazza Garibaldi in spa per tutelare il legame che unisce la banca al tessuto imprenditoriale, culturale ed economico dei territori in cui opera.

Una vigilia di apprensione e timore quella che sta accompagnando la presentazione del nuovo piano industriale 2025-2027 della Popolare che sarà illustrato stamattina da Mario Alberto Pedranzini, consigliere delegato e direttore generale dell’istituto di credito di piazza Garibaldi e da Massimo Perona, chief financial officer.

È in particolare Matteo Lorenzo De Campo nel suo ruolo di presidente di “Insieme per la Popolare” a paventare i rischi che l’operazione lanciata da Bper il 6 febbraio porta con sé. Anche a livello occupazionale. «Con l’Ops di Bper si rischiano centinaia di esuberi – dice senza mezzi termini De Campo -. Bper ha annunciato sinergie di costo sul personale per un valore di circa il 25% dell’attuale costo del personale della Popolare con riflessi occupazionali evidentemente molto significativi. Questo rinnova la nostra preoccupazione circa l’efficienza del sistema post-fusione visti i livelli elevatissimi di efficienza della Popolare, tra i migliori del mercato». Anche sulla perfetta complementarietà territoriale tra Bper e “Sondrio”, in Emilia Romagna e Lombardia, De Campo avanza seri, serissimi dubbi: «Credere che casualmente le due banche siano complementari è pura illusione - sottolinea -, basta andare su Google Maps e cercare nelle principali province lombarde le filiali per capire che le sovrapposizioni sono molte più delle otto citate nella presentazione dell’Ops».

E poiché Bper ha evidenziato la volontà di procedere anche con valori relativamente bassi di capitale azionario ad una fusione per incorporazione, a rischio c’è la stessa esistenza della Banca Popolare di Sondrio e la sua storia pluridecennale. «Noi invece vorremmo poter contare sulla Popolare che abbiamo conosciuto in tutti questi anni» ancora De Campo.

Una prima risposta ai tanti dubbi che aleggiano dal 6 febbraio, alla strategia che la Popolare intende portare avanti arriverà oggi dal Piano industriale cui tutto il mercato e il mondo bancario guardano con estremo interesse. Si annuncia non a caso una conferenza stampa particolarmente affollata.

Intanto in queste ore Bper e Banca Popolare di Sondrio sono state protagoniste insieme di un finanziamento di 50 milioni di dollari alla Ignazio Messina & C. con cui la compagnia di navigazione farà fronte alle necessità finanziarie legate al rinnovo della flotta di navi di proprietà, puntando su navi full container di maggiori capacità e dimensioni.

«Si tratta di un’operazione di finanziamento navale specifica per accompagnare il nostro percorso di crescita, già in atto – ha commentato Stefano Messina, vice presidente esecutivo di Ignazio Messina & C -. La rinnovata fiducia del sistema bancario italiano è un segnale importante che rafforza la nostra volontà di percorrere con determinazione la rotta dello sviluppo commerciale e operativo». «Questa operazione ha per noi un significato particolare in virtù della lunga relazione che lega Bper Banca e prima ancora Carige al Gruppo Messina e al territorio ligure, un’area economica di interesse strategico per la banca» ha sottolineato Marco Mandelli, chief cib officer di Bper. «Per la Banca Popolare di Sondrio si tratta di una conferma concreta dell’importanza attribuita alla Liguria e al settore dello shipping» ha aggiunto Mario Erba, Chief commercial officer della Popolare.

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