Economia / Lecco città
Giovedì 09 Luglio 2015
Aziende lecchesi ed effetto Grecia
Primo, conti al sicuro in Germania
I commercialisti confermano l’atteggiamento «forse esageratamente cautelativo». Michele Stefanoni: «Gli imprenditori prudenti e attenti al contesto generale, preoccupati dall’entità del debito pubblico»
Trasferimenti di conti bancari nella più sicura Germania, congelamento delle consegne di merci ad Atene, modalità diverse di affrontare il rebus dei pagamenti in corso con aziende greche in relazione alla possibile uscita della Grecia dall’Euro.
Senza allarmismi ma, che abbiano o meno rapporti commerciali con la Grecia, diversi imprenditori lecchesi da tempo studiano la crisi e modificano comportamenti di business e scelte d’investimento, e ancor di più lo fanno in queste ore in cui non si sa a cosa porterà la trattativa con la Troika o se il sistema finanziario ellenico stia per saltare in aria dopo che la Bce ha deciso di mantenere bloccato a 89 miliardi il fondo di emergenza alle banche di Atene.
A confermare l’estrema attenzione da parte delle aziende soprattutto industriali lecchesi sono, dal loro osservatorio di consulenti delle imprese, alcuni fra i più noti studi di commercialisti di Lecco.
«Per il clima generale innescato dalla crisi greca – spiega Michele Stefanoni, ex presidente dell’Ordine dei commercialisti di Lecco e consulente di importanti aziende industriali locali – ho verificato che alcune aziende da tempo hanno deciso di spostare, chiaramente in modo legittimo e trasparente, risorse finanziarie soprattutto in Germania, in modo forse anche esageratamente cautelativo». Spostare depositi bancari dall’Italia alla Germania, dunque, «per evitare di trovarsi in futuro nella situazione, a dire il vero per me inverosimile spiega Stefanoni – come quella greca, anche se a mio avviso è fuori da ogni dubbio che un eventuale contagio italiano possa mettere il nostro Paese nelle stesse condizioni greche». Da parte degli imprenditori locali tutto ciò accade da ben prima di questi giorni cruciali di trattative fra Atene e Bruxelles.
«Gli imprenditori lecchesi – afferma Stefanoni – sono attenti e prudenti, guardano molto al contesto generale in cui si muovono e chi, fra loro, ha spostato risorse lo ha fatto evidentemente per importi molto rilevanti e per diversificare le proprie posizioni nell’eventualità problematica di un’uscita dell’Italia dall’Euro. Eventualità, sottolineo, davvero poco probabile».
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