Api in difficoltà, a rischio la produzione di miele in Valle

«A causa delle abbondanti piogge la produzione del miele di acacia e del millefiori primaverile sarà fortemente ridotta» spiega Silvia De Palo, presidente di Apas. Fioccano però i premi per i mieli di alta montagna

Come lo scorso anno, ma per ragioni del tutto opposte, gli insetti impollinatori, fra cui le api mielifere, sono in forte difficoltà a causa dell’instabilità climatica. «Sono tante le variabili che possono influire sulla bottinatura delle api e sulla produzione di miele, ma in questi ultimi anni le bizze del clima hanno minato molto le api mielifere e la loro produzione - assicura Silvia De Palo, presidente di Apas, l’Associazione produttori apistici della provincia di Sondrio attiva dal 1983 -. E anche quest’anno siamo punto e a capo, perché la produzione del miele di acacia e del millefiori primaverile, se non azzerata come lo scorso anno, sarà fortemente ridotta». E questo per effetto delle piogge che da una parte, inizialmente, hanno fatto ben sperare per una stagione apistica produttiva, ma, poi il loro scrosciare incessante ha sortito l’effetto di rovinare irrimediabilmente le fioriture.

«Eravamo relativamente tranquilli, ad aprile - assicura De Palo -, quando abbiamo visto che la siccità dello scorso anno, tale da minare del tutto il raccolto primaverile, sembrava soppiantata da un andamento climatico più classico, con piogge che permettevano alle piante di fiorire rigogliose. Poi, però, l’eccesso di acqua ha rovinato tutti i fiori proprio mentre le api cominciavano il loro lavoro di bottinatura. Che, a quel punto, si è ridotta sempre più e si può dire, ora, assai scarsa. Fortunatamente, buona parte delle api sono riuscite, in alcune giornate di bel tempo, a fare scorta di prodotto in modo da non rimanere senza alimentazione all’interno dell’arnia, come accaduto lo scorso anno, però, ora, col protrarsi del maltempo, rischiano di entrare sempre più in difficoltà. E certamente questo comporterà una produzione di miele primaverile assai ridotta».

Dall’Apas, in questi giorni, è anche venuta l’indicazione ai propri associati, 750 in tutto di cui 150 di fuori provincia, di alimentare artificialmente le api situate in arnie alle quote medio alte, fra gli 800 e i 1000 metri, perché, queste, non hanno fatto in tempo a bottinare per l’autoconsumo, per cui ora sono più in difficoltà a sostentarsi.

Silvia De Palo vuole sperare, però, che non tutto sia perduto e che, il 1° giugno, con la riapertura del laboratorio di smielatura tutto nuovo di Fusine qualche associato arrivi a portare il proprio prodotto per essere smielato. «Dopodiché confidiamo nelle fioriture estive - dice -, perché sono quelle che ci assicurano le produzioni di miele di tiglio, di castagno, di millefiori estivo, di rododendro e di millefiori di alta montagna». Tutte produzioni nelle quali gli apicoltori della provincia di Sondrio e gli associati Apas in generale eccellono tant’è che persino lo scorso anno, nonostante le produzioni basse dovute alla grande siccità, ci sono stati produttori che hanno ottenute una o due gocce d’oro nel concorso “Grandi mieli d’Italia” come l’azienda di Mauro Cornaggia, con api a Sacco di Cosio Valtellino, due gocce d’oro, la “Mieleria Moltoni” di Lorenzo Moltoni, di Villa di Tirano, una goccia d’oro per il millefiori, Diana Lorena Sala, di Valdidentro, per il suo miele di rododendro, una goccia d’oro, e poi, premiata con una goccia l’Apicoltura Limido per il millefiori di montagna con apiari a Gualdera di Campodolcino, e la società agricola DeleBee di Alessandro Ferraro, Giulia Facchin e Ulisse Vitali, di Delebio, ma con apiario al Panzone, sul Legnone.

Nonostante i problemi fioccano i premi

Nonostante queste annate terribili per le api e per gli apicoltori, i risultati in termini di qualità del miele prodotto restano elevati. Tant’è che oltre agli apicoltori premiati con le gocce d’oro nel concorso “Miglior miele d’Italia”, altri sette sono stati premiati con la “rosa d’argento” al concorso “Mieli di Lombardia 2023”.

Si tratta dell’apicoltura “Limido”, di Oggiona con Santo Stefano (Varese), ma con apiario a Gualdera di Campodolcino, per il loro millefiori di alta montagna lì prodotto, di Michele Contini, di Tromello (Pavia), per il miele di rododendro raccolto a Montespluga, dell’Apicoltura DeleBee di Delebio, per il miele di rododendro raccolto a Delebio, di Luca Panchieri, di Bormio, per il miele di rododendro raccolto a Valfurva, di Michele Bozzo, di Villa d’Adda (Bergamo), per il miele di rododendro raccolto a Sondalo, di Michele Moltoni della “Mieleria Moltoni” di Villa di Tirano per il millefiori di alta montagna raccolto a Chiuro, e di Francesco Colombo della “Over trees”, di Ello (Lecco), per il millefiori di alta montagna raccolto ad Albaredo per San Marco.

In pratica sono i mieli di alta montagna a spopolare, anche perché, come noto, le produzioni primaverili di acacia e millefiori sono andate azzerate lo scorso anno sempre a causa del meteo, in particolare, in quel caso, della siccità.

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