
Ance Lecco - Sondrio: «Se si ferma
l’edilizia rallenta tutta l’economia»
L’osservatorio sull’industria delle costruzioni segnala una flessione dei nuovi cantieri per le abitazioni. Fabi: «Serve un programma strutturale di interventi»
Lecco - Sondrio
Serve un programma strutturale di interventi, a cui il Governo ha il dovere e l’interesse di mettere mano. Se si ferma il nostro settore rischia di rallentare l’intera economia del Paese. E l’Italia non può permetterselo. Occorre iniziare a programmare, con un orizzonte a mediolungo termine, prima che la frenata diventi crisi». Lo afferma il presidente di Ance Lecco Sondrio, Luca Fabi, a proposito dei nuovi dati diffusi dall’ufficio studi di Ance nazionale sul settore dell’edilizia a consuntivo del 2024 e con le previsioni sul 2025. I dati dell’ultimo Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni diffusi da Ance riferiscono, per l’anno appena trascorso una “crescita impetuosa” del 21% per quanto riguarda le opere pubbliche per un valore complessivo di 79,5 miliardi di euro, a fronte di un calo “altrettanto significativo” (-22%) per le opere di riqualificazione urbana, in un comparto che tuttavia vale 91 miliardi. Il dato sulla crescita di opere pubbliche trae vantaggio dagli investimenti del Pnrr, che hanno registrato nel 2024 il primo anno di importante realizzazione.
A segnare una flessione del 5,2% in termini reali è la nuova edilizia abitativa (comparto che vale 16,4 miliardi), per un settore che risente “dell’andamento negativo dei permessi di costruire in atto dal 2022 cui si accompagna un calo dei finanziamenti erogati alle imprese. Tali dinamiche – sottolinea il report di Ance – si inseriscono in un contesto di comparto piuttosto delicato, stretto dall’aggravarsi della questione abitativa e dall’assenza di una visione di lungo periodo che punti alla costruzione di nuovi alloggi in linea con le necessità della nuova domanda abitativa”. Restano sostanzialmente stabili le riqualificazioni private degli edifici non residenziali (valore 30.100 milioni di Euro) e le nuove costruzioni private non residenziali (valore 7.300 milioni di Euro), per un settore dell’edilizia che in tutte le sue componenti nel 2024 ha registrato un calo del 5,3%, in «una flessione che deve far riflettere. Sono dati – sottolinea Fabi - che non possono non interrogarci e, soprattutto, interrogare chi ha il compito di tracciare a livello governativo la rotta dell’economia del Paese. Non parliamo di allarme o crisi: ma di fronte ad una flessione che, per altro, l’Ufficio studi prevede proseguirà anche nel 2025 arrivando al 7%, occorre attivare una serie di misure che impediscano ad un settore che, come ampiamente dimostrato, è trainante per l’intera economia del Paese, di andare in difficoltà. L’orizzonte che si delinea sul fronte dei lavori pubblici è determinato dalla scadenza degli investimenti finanziati attraverso il Pnrr, mentre sul fronte degli investimenti privati in riqualificazioni sono evidenti le ripercussioni determinate dal venir meno del 110%, che ha per molti aspetti drogato in modo improprio il mercato. Un mercato che tuttavia – conclude Fabi - vede comunque una forte domanda di abitazioni e un’altrettanta consistente esigenza di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, assolutamente energivoro e obsoleto, anche in vista della Direttiva comunitaria sulle case green».
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