Economia / Valchiavenna
Domenica 14 Settembre 2014
Allarme frontalieri
Sono sempre di più
ma il futuro è grigio
Il numero di lavoratori nei Grigioni è aumentato - Sfiorata quota cinquemila ma il vento è cambiato - Dal 2015 flessione superiore al 20 per cento
Dopo il boom si teme la crisi. Il numero di frontalieri italiani nei Grigioni è salito anche nei mesi scorsi fino a sfiorare quota cinquemila, ma ora c’è il rischio di dovere fare i conti con una brusca riduzione delle opportunità per i lavoratori valtellinesi e valchiavennaschi nei Grigioni. Dal 2015 secondo le previsioni ci sarà una flessione superiore al 20% dei posti di lavoro.
Dal prossimo anno, a causa di quella che si ritiene un’inevitabile crisi dell’edilizia, dovuta allo stop alla costruzione delle seconde case, secondo i sindacati si perderanno centinaia di posti di lavoro. Lo conferma Markus Roner, segretario regionale del Syna, organizzazione svizzera attiva anche nel settore delle costruzioni. «In Engadina il lavoro per i dipendenti sarà circa il 20-30% in meno il prossimo anno - spiega - Ho parlato con il direttore del personale dell’azienda Christoffel, mi ha detto che ogni giorno si presentano 10 lavoratori italiani che chiedono un lavoro, si tratta di una grande crisi, perché già oggi in Italia non c’è lavoro. Lo stesso clima si respira fra gli operai di altre imprese. Quindi temo che l’anno prossimo sarà molto più difficile».
«Bisognerà attendere fino a quando le leggi saranno più chiare e ci saranno poi dei nuovi investimenti e un po’ di ripresa, ma non sarà più come prima. E’ comunque logico che non si può cementificare l’Engadina. Quindi bisogna vedere se si trova una soluzione». I timori riguardano anche il Consiglio sindacale interregionale Lombardia-Sondrio-Grigioni. «Gli effetti del referendum si stanno già facendo sentire quest’anno sotto forma di contratti più flessibili, in particolare a breve termine - rileva il presidente Ivan Cameroni, responsabile della Cisl frontalieri -. Già il lavoro per quest’anno non è sicuro e per l’anno prossimo tutto sarà ancora più incerto per l’edilizia e i comparti affini».
Nei giorni scorsi Cameroni e Roner hanno visitato i cantieri delle principali aziende dell’Alta Engadina. «Si parla di un meno 20 o addirittura 30% e molte società sono in crisi e alcune rischiano di chiudere - aggiunge Cameroni - Ditta per ditta abbiamo raccolto le informazioni a disposizione dei lavoratori e purtroppo non sono positive. Una crisi per la provincia di Sondrio sarebbe insostenibile».
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