Al Vellutificio Redaelli
Quaranta addetti in esubero

La crisi del tessile ha colpito anche un'azienda storica del nostro territorio come il Vellutificio Redaelli che ha annunciato la necessità di una riduzione degli organici. L'impresa ha unità produttive a Mandello e nel rione lecchese di Rancio

g.morassi

Non è che il velluto sia passato di moda, anche se ne usa molto meno rispetto al passato e l’investimento in una nuova unità produttiva fuori dai confini italiani non ha certo aiutato il vellutificio Redaelli di Mandello. Un investimento che avrebbe dovuto consentire il rilancio dell’azienda, invece la crisi economica che si è abbattuta sul tessile ha colpito l'impresa di Mandello proprio nel momento in cui si era assunta questo importante impegno finanziario. Così il vellutificio Redaelli, un nome storico del territorio (è nata nel 1893), che qui ha due sedi produttive, una a Mandello e una a Rancio, si trova in un momento di difficoltà ed è quindi giunto il momento di prendere alcune decisioni importanti per consentire all’azienda di continuare l’attività. L’azienda, da alcuni mesi, ha avviato una procedura di cassa integrazione, e in queste settimane sono stati calendarizzati una serie di incontri tra azienda e sindacato per concretizzare un piano di rilancio industriale. Sono gli stessi sindacati a riconoscere la volontà di Alfredo Redaelli di continuare questa attività: «L’azienda ha un esubero di quaranta dipendenti – dice Lorena Panzeri della Cgil -, e non si tratta di personale prepensionabile, ma di persone nel pieno dell’attività lavorativa con competenze specifiche e specializzate. Stiamo cercando di avviare un progetto per salvare questa azienda e per questo abbiamo chiesto all’amministrazione provinciale, al sindaco di Mandello Riccardo Mariani e al commissario di Lecco Sante Frantellizzi di organizzare un incontro per cercare di salvare questa azienda». Salvare la Redaelli significa ridisegnare e riprogrammare il modo di fare impresa non solo al vellutificio, ma in tutte le imprese tessili del territorio. Infatti il problema del vellutificio non si risolverà riducendo la produzione, perché le macchine per la tessitura, la tintoria e di tutte le fasi della realizzazione dei tessuti hanno lo stesso consumo se lasciate accese per poche ore al giorno o per 24 ore. La soluzione potrebbe quindi essere quella di coinvolgere tutte le imprese tessili in crisi del territorio, accorpando in centri specializzati le varie fasi della produzione, così come già avviene da anni, con successo, nel Comasco».

Economia / Lago

Lunedì 18 Gennaio 2010

Al Vellutificio Redaelli
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