Economia / Sondrio e cintura
Domenica 12 Febbraio 2017
Al lavoro da 40 anni, l’esercito sondriese
arriva a 3.800 unità
Per loro la pensione rimane ancora lontana. Gli uomini sono 3.087, mentre le donne sono 789. L’ultima legge di Bilancio aiuta la fascia svantaggiata.
In provincia di Sondrio i lavoratori “precoci” sono quasi quattromila. Sono 1.926 quelli che hanno versato contributi per quarant’anni, 1.231 per quarantuno, 729 per quarantadue. Gli uomini sono 3.087, le donne 789. In tutto fanno 3.876 persone che hanno iniziato a lavorare in giovanissima età e nonostante abbiano versato contributi pensionistici per oltre quarant’anni, a causa della Legge Fornero non possono ancora godere del meritato riposo.
Gli autonomi sono 1.198, i dipendenti del settore privato 1.593, quelli pubblici 984 e un centinaio coloro che hanno lavorato con la gestione separata. «Tra l’altro – ha sottolineato il deputato del Movimento cinque stelle Claudio Cominardi in un’interrogazione presentata al ministero del Welfare - la maggior parte di queste persone svolgono mansioni usuranti, quindi in estrema difficoltà a proseguire oppure a trovare un’altra occupazione in seguito a un licenziamento. Da mesi in commissione e in aula incalziamo i Governi per chiedere di risolvere prima possibile questa piaga che riguarda tutta Italia. Perché non ci si può limitare ai soliti provvedimenti spot, che non risolvono mai il problema alla radice».
Per i precoci dunque non c’è stata attenzione nella riforma Fornero, mentre un parziale tentativo di migliorare le cose, ma solo per alcuni di loro, è arrivato solo di recente. La legge di Bilancio per il 2017 prevede infatti che i “precoci”, formalmente tali se hanno dodici mesi di contribuzione per lavoro effettivo prima del raggiungimento del diciannovesimo anno di età, possano accedere al pensionamento anticipato con un requisito contributivo di 41 anni, purché́ si trovino in una delle specifiche condizioni fissate dal governo.
È necessario che siano disoccupati e abbiano concluso da almeno tre mesi la prestazione sociale per la disoccupazione, che assistano da almeno sei mesi il coniuge oppure un parente di primo grado con handicap grave, abbiano un’invalidità̀ civile almeno del 74% o che siano lavoratori dipendenti impegnati da almeno sei anni in lavori particolarmente pesanti.
«Stiamo parlando di lavoratori che con il passare degli anni sono stati costretti a osservare la pensione che si allontanava, passando in molti casi da 35 a 40 e successivamente a 42 anni di contributi richiesti», rileva Giocondo Cerri, segretario provinciale della Cgil di Sondrio.
«In caso di espulsione dal mondo del lavoro, trovare un’alternativa è molto complesso - conclude Cerri -, anche perché spesso si tratta di dipendenti reduci da esperienze molto lunghe in ambiti molto specifici. Non dobbiamo dimenticare la stanchezza psicofisica che segna queste esperienze».
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