Acciaio: prezzi giù. Dopo un’impennata all’inizio del 2022

L’analisi Con la guerra la domanda era cresciuta, ad aprile il mercato ha ripreso un trend normale e ha poi subito un calo delle richieste e dei listini

Lo stato di salute della siderurgia e in particolare della trafilatura, che a Lecco rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia territoriale. Torna giovedì l’appuntamento con “Bilanci d’acciaio”, lo studio redatto ogni anno da Siderweb e dai suoi esperti per valutare le condizioni delle aziende protagoniste del settore, alla prova del mercato e delle profonde difficoltà degli ultimi tre anni.

La presentazione avrà luogo come sempre nell’ambito di un convegno nel quale si tratteggerà l’andamento del 2022, tra insidie, prezzi delle materie prime in altalena e caro energia che ha fatto decollare i costi di trasformazione. Sarà l’occasione per comprendere come il settore sta reagendo a queste sfide e quali sono le prospettive per la chiusura del bilancio 2022 e, soprattutto, per il prossimo anno.

«L’anno della siderurgia si può dividere in due parti, quasi opposte tra loro – ci ha spiegato ieri il responsabile dell’Ufficio studi di Siderweb, Stefano Ferrari -. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, una serie di eventi ha portato a un forte aumento della domanda. Le aziende italiane, ed europee in generale, sono molto dipendenti dall’import da Russia e Ucraina per alcune classi di prodotto e il conflitto ha ingenerato la paura di non riuscire più a ottenere queste merci. Contemporaneamente si sono acuite le problematiche energetiche, relativamente alla disponibilità e al prezzo del gas. Tutto questo ha portato a un anticipo della domanda: chi si riforniva in questi due Paesi per le proprie produzioni, quando ancora non erano stati attivati i pacchetti con le sanzioni ha anticipato anche gli acquisti dei mesi successivi. Nel momento in cui la domanda ha iniziato a essere molto superiore all’offerta i prezzi sono aumentati tantissimo, portando tutti i prodotti sui loro record storici».

Questo è stato il trend fino ad aprile. «Quando sono stati riattivati altri canali di fornitura – ha continuato l’esperto -, ci si è accorti che tutta la carenza che si temeva non si sarebbe verificata e, complici i magazzini ormai pieni, la domanda è tornato sotto il livello dell’offerta, con la conseguenza diretta del calo dei prezzi. Con intensità diverse, ma siamo ancora in questa fase di contrazione delle valutazioni, che si stanno stabilizzando».

Guardando invece per settori, nei primi otto mesi del 2022 il comparto delle costruzioni, che assorbe circa il 35% del consumo di acciaio, è cresciuto del 15,1% in Italia (dopo un balzo del 32,4% nello stesso periodo del 2021) e del 3,8% nell’Unione europea (elaborazione Siderweb su dati Eurostat).

L’andamento della produzione dell’automotive, che copre il 18% del consumo di acciaio, nello stesso periodo è calato del 3,5% in Italia e del 4,3% in Ue (+52,9% e +21,1% rispettivamente.

«Nella prima parte del 2022, il rallentamento della domanda di prodotti siderurgici da parte dei settori utilizzatori e la diminuzione degli spread fra prezzi di vendita dei prodotti e costi degli input hanno avuto un impatto negativo sul fatturato, sui margini e sulla redditività delle imprese della filiera siderurgica – ha spiegato Gianfranco Tosini, dell’Ufficio studi di Siderweb -. Il tasso di crescita del fatturato su base annua dal 57,6% in maggio è sceso al 7,3% in luglio; la forte decelerazione della dinamica dei ricavi delle vendite si è associata a una riduzione dello spread fra costo di produzione dell’acciaio e il prezzo di vendita dei prodotti siderurgici, provocando un calo della redditività della gestione industriale. A risentirne maggiormente sono le imprese elettrosiderurgiche, più esposte alla crescita fuori controllo dei prezzi dell’energia elettrica e del gas».

© RIPRODUZIONE RISERVATA