A Sondrio le retribuzioni medie più basse della Lombardia

Sondrio

Le retribuzioni medie più basse della Lombardia. Non ci sono buone notizie per i lavoratori della provincia di Sondrio che così come i pensionati fanno da fanalino di coda sul territorio regionale. A dirlo è il nuovo Rapporto 2023 sulle retribuzioni nel mercato del lavoro del settore privato non agricolo, basato sui dati dell’Inps che coinvolge circa 3.717.570 lavoratori..

La media regionale complessiva, tra contratti a tempo indeterminato e determinato, parla di una cifra annua lorda di 29.305,48, mentre in provincia di Sondrio il dato è di 23.884,50 euro. Le uniche altre due province che ci si avvicinano sono Como (con 24.241,17 euro) e Brescia con 24.587,73 euro. Un po’ meglio calcolando solo la retribuzione media di chi ha un contratto a tempo determinato - con 11.374,75 euro il dato provinciale è in linea con quello lombardo di 11.392,01 euro -, ancora male invece per i contratti a tempo indeterminato con una media provinciale di 26.821,50 euro contro i 34.008,96 euro regionali.

In generale, è comunque la fotografia di un lavoro povero quella che scaturisce dal rapporto della Uil. «Oltre il 38% dei lombardi occupati percepisce meno di 20.000 euro lordi annui, e più del 52% non supera i 25.000 euro – si legge -. Un’occupazione in crescita non basta se manca la qualità del lavoro».

L’analisi offre un quadro dettagliato sulla situazione occupazionale della regione e delle singole province, mettendo in evidenza le criticità legate al lavoro povero, alla precarietà contrattuale e alle disuguaglianze di genere e territoriali. «I dati Istat hanno evidenziato una crescita dell’occupazione a livello nazionale negli ultimi mesi - commenta il segretario confederale Uil Lombardia Salvatore Monteduro –. Un dato che potrebbe apparire positivo, ma che rischia di essere fuorviante se non accompagnato da un’analisi qualitativa. Il rapporto dimostra che l’aumento dell’occupazione non si traduce automaticamente in un miglioramento delle condizioni di vita: il fenomeno del lavoro povero resta preponderante e la qualità dell’occupazione è ancora insufficiente».

L’incidenza del lavoro precario è elevata: il 19,42% dei contratti è a tempo determinato, con retribuzioni drasticamente inferiori rispetto ai contratti stabili (11.392 euro medi annui contro 34.008 euro per i contratti a tempo indeterminato). Inoltre, il 26% degli occupati lavora in regime di part-time, spesso involontario, con un salario medio di soli 13.372 euro annui. I giovani sotto i 34 anni rappresentano 1,23 milioni di lavoratori. Tra questi, quasi il 30% non supera i 10.000 euro annui, mentre oltre il 52% resta sotto i 20.000 euro. «Serve un cambio di rotta per contrastare il lavoro povero. Anche chi ha un’occupazione non riesce a sostenere spese fondamentali come l’affitto, le cure mediche e l’istruzione dei figli – conclude Salvatore Monteduro – quasi 720.000 persone in Lombardia rinunciano alle cure sanitarie o le posticipano. Questa situazione alimenta un circolo vizioso: retribuzioni troppo basse frenano i consumi, minano la fiducia dei giovani e penalizzano lo sviluppo economico».

Il gender pay gap rimane una piaga evidente: le donne in Lombardia percepiscono in media 9.900 euro annui in meno rispetto agli uomini, con una retribuzione media di 23.676 euro contro i 33.601 euro dei colleghi maschi. Anche nei contratti a tempo indeterminato, le lavoratrici subiscono un divario del 27,87%.

«L’analisi territoriale - conferma il coordinatore della Uil di Sondrio, Federico Tresoldi – ci conferma che Sondrio è tra le province con le retribuzioni più basse. Se guardiamo alla differenza tra tempo determinato e indeterminato ci si trova davanti a numeri davvero significativi e importanti. Il peso della precarietà contrattuale e il suo impatto sulla qualità della vita dei lavoratori. I dati mostrano chiaramente come il tempo determinato porti a una condizione di fragilità economica strutturale, rendendo difficile pianificare il proprio futuro».

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