Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 07 Gennaio 2014
Video contro il negazionismo
Spot dei ragazzi del Donegani
Con “Incubo reale” al concorso nazionale del Miur per la Giornata della Memoria - Mette in guardia dai rischi del web - Il messaggio è chiaro: rubare la storia è un reato
È il 26 gennaio 2014: in una camera buia un ragazzo – biondo, occhi azzurri – digita sulla tastiera di un pc la lista dei campi di concentramento e il termine Shoah e li cancella dai motori di ricerca sul web. Sul suo braccio si nota, rosso come fuoco, il simbolo del nazismo: la svastica.
In un’altra stanza, ariosa e luminosa, un ragazzo sta svolgendo una ricerca proprio su questo tragico periodo della storia, salvo scoprire che, mentre sulle pagine del libro di storia di Shoah si parla, nella rete la ricerca non dà risultati. Il disorientamento diventa rabbia, quando, in classe, si rende conto che i suoi compagni al contrario sono al corrente dei 7 campi di concentramento in Europa, dei 6 milioni di morti, di camere a gas, esperimenti e fucilazioni.
Il messaggio, che a questo punto compare con scritta rossa su fondo nero, è: «Rubare la storia è un reato. Ma per arrestare chi ruba la storia non servono armi, serve ricordare». Perché questo incubo – come dice un personaggio che richiama Dylan Dog - è stato reale.
È con questo spot intitolato “Incubo reale”, della durata di tre minuti, che la classe quinta A del liceo scientifico Donegani ha partecipato al concorso nazionale del Miur per la Giornata della Memoria.
Ogni anno il Ministero promuove il concorso con temi differenti: quest’anno il focus è su negazionismo e web che i 23 studenti – su stimolo del professor Gianluca Moiser – hanno affrontato utilizzando naturalmente la tecnica video in modo efficace e snello.
In attesa dell’esito del concorso nazionale, la classe ha già ricevuto una menzione speciale al premio “Squarciare i silenzi” (la cui premiazione si è tenuta a Salerno il 21 dicembre) per «aver messo in risalto – si legge nella motivazione – i rischi insiti nella rimozione del dramma della Shoah dalla memoria collettiva attraverso un’opera apparentemente didascalica, con un alto valore educativo per le nuove generazioni».
«Il film è nato da un mio spunto che è, però, stato elaborato dalla classe – spiega Moiser –. I ragazzi hanno realizzato la storyboard, abbiamo girato le riprese impiegando due ore di lezione, una ragazza ha curato i costumi in modo che non ci fossero scritte di propaganda e poi due ragazzi hanno montato lo spot a casa. Il video mette in guardia dai rischi del web e invita a usarlo per ricordare, implementare e condividere con foto e materiali quanto accaduto con la Shoah. È importante che noi adulti e gli insegnanti capiscano il linguaggio dei ragazzi che usano modalità diverse rispetto al passato. Occorre assecondare queste loro capacità e indirizzare i giovani seguendo le loro attitudini con lo scopo di imparare la storia, anche in modo diverso. Il lavoro è stato lo spunto perché l’insegnante di storia parlasse ampiamente del negazionismo che, anche grazie all’esperienza dello spot, i ragazzi non dimenticheranno mai». n
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