Via al Conclave dopo il 5 maggio: ecco
chi potrebbe essere il successore

Sono 135, al momento attuale, i cardinali con diritto di voto e che potranno entrare nel conclave per scegliere il nuovo Papa: in bilico c’è solo la posizione del cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che compirà gli 80 anni il prossimo 16 maggio. E già da tempo circolano i nomi dei possibili «papabil», dal segretario di Stato Pietro Parolin all’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, dal patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa all’ungherese Peter Erdo, dal francese Jean-Marc Aveline all’olandese Willem J. Eijk, fino al filippino Luis Tagle per rappresentare la Chiesa asiatica o al congolese Fridolin Ambongo Besungu per impersonare l’eventualità africana, o ancora al brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, per i latinoamericani.

Una quota, quella di 135 elettori, che supera ampiamente la soglia massima di 120 fissata dalla costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo di Paolo VI (1/o ottobre 1975), e confermata dalla Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II (22 febbraio 1996); tuttavia, sia lo stesso Wojtyla sia i suoi successori hanno spesso derogato alla norma. In particolare, con l’ultimo suo Concistoro del 7 dicembre scorso, il decimo del pontificato, in cui ha creato 20 nuovi elettori, è come se il già quasi 88/enne papa Francesco avesse voluto costituire una «riserva» stabile, una sorta di soglia di tranquillità nel caso si presentasse appunto la necessità di eleggere un nuovo Pontefice. Francesco superava così anche i Concistori indetti da Giovanni Paolo II, che ne tenne nove. Papa Bergoglio in tutto ha creato 163 cardinali. Ad oggi gli elettori da lui nominati sono 108, la stragrande maggioranza dei 135 abilitati a entrare in Conclave (22 quelli creati da Benedetto XVI, solo 5 quelli nominati da papa Wojtyla), anche se non si può dire che si tratti di un gruppo omogeneo, men che meno monolitico dal punto di vista della visione sulle questioni che riguardano la vita e il governo della Chiesa.

Basti dire che tra chi ha ricevuto la porpora da Francesco c’è un suo fiero oppositore come il tedesco Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Dottrina della fede con papa Ratzinger (che però non lo fece mai cardinale), e che a Bergoglio non ha fatto mai mancare aspre critiche su vari temi. Lo stesso dicasi anche per diversi cardinali africani, che sui temi etici, o ad esempio sull’approccio verso l’omosessualità, non sono certo in linea con quanto si professa in Europa, e tanto meno con la benedizione delle coppie gay legittimata nel documento Fiducia supplicans.

Quello che sicuramente ha realizzato papa Francesco con il complesso delle sue nomine cardinalizie, comprese le ultime, sono una Chiesa e un Sacro Collegio sempre meno eurocentrici, sempre meno a trazione italiana e occidentale, con uno sguardo attento e puntiglioso alle periferie e alle Chiese «di frontiera» in tutto il pianeta. Guardando ancora al conclave, 59 saranno i cardinali provenienti dall’Europa (19 dall’Italia), 37 dalle Americhe (16 dall’America del Nord, quattro da quella centrale, 17 dall’America del Sud), 20 i cardinali dall’Asia, 16 dall’Africa, tre dall’Oceania.

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