Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 20 Febbraio 2015
Veronica, la madre: «A Casula la pena
del carcere a vita»
Tanta amarezza dopo la notizia della confessione. «Bisogna buttare via la chiave, come in America». E poi insiste: «Mia figlia poteva essere salvata»
La scomparsa di Veronica è una ferita che mai si rimarginerà nel cuore di mamma Sonia. Ma sapere che Emanuele Casula, l’amico che ha confessato l’omicidio della ragazza, potrebbe essere libero fra una decina di anni, equivale a un’altra pugnalata al cuore per la mamma sondalina. Le ricostruzioni giornalistiche secondo le quali Casula, riconosciuto capace di intendere e volere, ma affetto da un parziale vizio di mente al momento del delitto, se la caverebbe grazie al rito abbreviato con una decina di anni di carcere (dopo la metà della pena potrebbe, però, avere dei permessi per uscire dal carcere), hanno aggiunto dolore al dolore. È come se gliela avessero uccisa un’altra volta quella figlia che ha avuto l’unico torto di voler bene a colui che poi l’avrebbe uccisa al termine di una futile lite.
Prima Sonia tenta una risposta diplomatica («Confido nella legge italiana»), ma poi non riesce a trattenere l’amarezza. «Dovrebbero chiuderlo in carcere e buttare via la chiave . Mi auguro che lo facciano stare dentro a vita - si sfoga la mamma -. Mia figlia non me la ridà più nessuno e lui, come se niente fosse, fra una decina di anni sarà libero e potrà cominciare una nuova vita. Gli è stato riconosciuto un parziale vizio di mente al momento del delitto? Allora dico che tutti possiamo commettere un omicidio dopo aver fumato una canna se poi la legge prevede una pena così tenue. Siamo tutti potenziali omicidi, se poi la pena è questa». Un tale epilogo giudiziario, va ricordato che siamo solamente a livello di ipotesi, ma in caso di rito abbreviato non dovrebbe discostarsi molto dalla realtà questo scenario, fa vergognare Sonia Della Valle di essere italiana: «Preferirei essere in America, almeno là c’è giustizia. Qui da noi invece la giustizia c’è solo per i ricchi, non per i cittadini comuni. Ed oltre al danno di aver perso una figlia, c’è anche la beffa di quanto abbiamo dovuto spendere in atti per avere giustizia».
È una via crucis l’esistenza di mamma Sonia e papà Giancarlo da quella terrificante serata del 23 agosto, quando la figlia è stata trovata senza vita nel bosco di Roncale, in una pozza di sangue dopo essere stata colpita al capo con pietre. «Quello che mi dà più fastidio è dover constatare ancora una volta, e ne sono convinta, che poteva essere evitato quanto è successo a mia figlia e al povero Gianmario. Sarebbe bastato fermare Emanuele già quella mattina quando rubò la macchina a Grosotto. Io ho tanti amici a Grosotto, ma mi resta la profonda amarezza per quello che è successo, soprattutto perché poteva essere evitato se qualcuno avesse fatto qualcosa».
La confessione di Emanuele ha riacceso i fari dell’opinione pubblica sull’omicidio di Roncale. «Martedì appena si è diffusa la notizia della confessione di Emanuele, che speravo non venisse diffusa almeno sino al processo, sono stata subissata di telefonate dei giornalisti e sono state costretta a spegnere il telefonino. Una troupe televisiva ha suonato al mio campanello e non mi sono presentata. Stiamo assistendo a un processo mediatico, ma io aspetto quello vero. Una volta concluso il processo, poi parlerò io. Li convocherò io giornalisti. Adesso leggo e sento tante inesattezze». Quanto sta vivendo, con una giustizia che sembra avere il sapore della beffa, Sonia ormai se l’aspettava, avendo condiviso il suo dramma con altri genitori dell’Associazione che raggruppa le donne vittime di violenza (vi aderisce anche il loro avvocato Enza Mainini, ndr), alla quale si è iscritta dopo l’omicidio della figlia.
«Ho conosciuto genitori che attendono giustizia da 25 anni e intanto gli assassini si sono rifatti una vita. Solo qui accadono certe cose». Un’amarezza che ha origine ovviamente nell’omicidio di Veronica, ma che è stata alimentata anche da quello che è successo dopo. «Veramente ho trovato poco umanità nei nostri confronti», è l’ultima considerazione della mamma.
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