Veglia di preghiera per papa Francesco

In tante chiese si stanno proponendo momenti di preghiera in suffragio di Papa Francesco, utilizzando i testi predisposti dall’Ufficio liturgico della Conferenza episcopale italiana per la celebrazione del rosario o di una veglia. La stessa che ieri sera è stata vissuta nella cattedrale di Como, rivolta a tutta la diocesi e per questo trasmessa anche in diretta streaming. A presiederla il tiranese monsignor Ivan Salvadori, vicario generale della diocesi, che ha portato i saluti del cardinale Oscar Cantoni, già da ieri mattina impegnato in Vaticano.

Il sacerdote ha evidenziato come il pontefice defunto abbia guidato per dodici anni «la Chiesa di Cristo, offrendo al mondo disorientato una luce alla quale guardare: quella di Cristo, che illumina ogni uomo e i cui raggi donano la vita». Quindi, richiamando come la notizia della morte di Francesco lunedì abbia generato sgomento e dolore diffusi, ha affermato che «ci siamo trovati a riconoscere che il Papa e la Chiesa sono ancora, per il mondo, una guida morale e spirituale».

Monsignor Salvadori ha ricordato l’ultima apparizione pubblica del Papa la domenica di Pasqua, quando «abbiamo potuto ammirare, ancora una volta, la determinazione del papa che, debole e fragile, sfigurato in volto dalla malattia, non ha voluto rinunciare a dare un ultimo abbraccio alla Chiesa e al mondo». Da qui un invito a riflettere, perché, secondo il sacerdote, «il compito di Pietro è quello di continuare l’opera di Gesù che, nel suo ministero, andava incontro a tutti per abbracciare tutti e affermare in tutti la vita di Dio. Cristo non è vissuto per sé, ma sempre con gli altri e per gli altri, portando a tutti la benedizione di Dio».

Il vicario generale ha sottolineato come anche il Papa sia «rivestito di fragilità e debolezza» e «anch’egli, come tutti, ha bisogno di invocare ogni giorno la misericordia di Dio». E Papa Francesco, «sulle orme del santo Papa Giovanni Paolo II, ha reso visibile che la forza del ministero non dipende dalle energie umane, ma si basa sulla partecipazione interiore alla croce di Cristo e alle sue sofferenze».

Un altro tema su cui riflettere, secondo monsignor Salvadori, riguarda il pontificato di Francesco, «costantemente segnato, fin dai primi giorni, dall’annuncio della misericordia, dalla consapevolezza che il mistero della fede trova, proprio nella misericordia di Dio, la sua sintesi». E ha evidenziato come, «per un singolare disegno, il Signore ha chiamato a sé Papa Francesco all’inizio della settimana eucaristica pasquale della Divina Misericordia, settimana che il nostro Vescovo ha istituito per la nostra diocesi, ma che il Signore desidera diventi presto di tutta la Chiesa».

Richiamando nuovamente il significato dei giorni successivi la Pasqua, che «servono a rendere grazie alla Trinità per il grande dono della redenzione, realizzato nell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo», monsignor Salvadori ha affermato che «è come se il Signore, che opera nel tempo e per il quale le date sono importanti», con la morte di Papa Francesco lunedì «avesse posto un sigillo su questo messaggio centrale della fede cristiana». Una chiave di lettura che per il sacerdote aiuta anche a comprendere l’ultima apparizione pubblica il giorno di Pasqua. «Papa Francesco - ha affermato - ha voluto abbracciare per l’ultima volta, con uno sguardo di misericordia, il mondo intero, il mondo in tempesta per la guerra e l’egoismo degli uomini, per invocare su di esso la protezione di Dio, la protezione della Trinità».

Infine, da monsignor Salvadori è giunto l’invito ad affidare il pontefice defunto «alla Misericordia del Signore, al Giusto Giudice della storia», chiedendo che «lo accolga, sulla porta del Paradiso, la Vergine Maria, la Salus Populi Romani, che nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma», Papa Francesco «ha più volte invocato e ai cui piedi, sulla nuda terra, ha chiesto di essere sepolto».

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