Cronaca / Valchiavenna
Domenica 01 Settembre 2013
Vacche abbattute
per la tubercolosi
Sono 110 gli animali soppressi dopo gli esami - Il direttore dell’Apa: «I controlli funzionano
ma non bisogna mai abbassare la guardia»
Centodieci vacche abbattute. Il bilancio è sicuramente pesante. Nei giorni scorsi si è chiusa con l’abbattimento di tutti gli animali di un allevamento della Bassa Valchiavenna la procedura iniziata tre settimane, fa dopo la scoperta di alcuni casi di tubercolosi bovina.
Per prevenire ogni tipo di problema, in un primo momento c’è stato l’abbattimento di 31 animali a scopo precauzionale tra la Bassa Valle e la Valchiavenna.
Poi, sempre con la stessa filosofia, si è arrivati a centodieci capi, in modo da evitare ogni possibile problema. Il danno è grave, sia per il valore del bestiame, sia per l’inevitabile rinuncia alla produzione estiva in alpeggio. Ma questo episodio conferma che nel settore non c’è spazio per l’improvvisazione.
La vicenda rappresenta da un lato una conferma dell’attenta azione svolta dalle autorità e dall’altro della collaborazione garantita dagli allevatori. Proprio in quest’ottica il direttore dell’Apa di Sondrio, Gianmario Tramanzoli, esprime la più ampia solidarietà e appoggio agli allevatori colpiti e in particolare all’azienda della Bassa Valchiavenna.
L’Associazione non entra nel merito della singola vicenda, anche per tutelare il socio in questo momento di difficoltà. «Tutti i membri dell’Apa sono assistiti in caso di difficoltà di questo tipo. Una specifica polizza assicurativa permette di coprire una parte dei costi che derivano da queste spiacevoli dinamiche. Inoltre anche la Regione garantisce un supporto relativamente al rimborso dei capi abbattuti, in modo da ripianare, seppure in modo parziale, le perdite», sottolinea.
La filiera valtellinese è sostanzialmente sana, ma i casi eccezionali non si possono escludere, in particolare se all’origine c’è un campo importato. «Abbiamo la consapevolezza dell’importanza dell’assistenza ai soci in casi come questi, estremamente rari, ma comunque degni della massima attenzione» precisa Tramanzoli.
C’è spazio, sulla base di questa vicenda, per un’approfondita riflessione. «Nonostante io sia confortato da come il sistema dei controlli abbia funzionato alla perfezione e il servizio veterinario dell’Asl sia stato efficace e tempestivo, questo episodio ci spinge a una serie di riflessioni sulla zootecnia in Provincia di Sondrio. In Valtellina e Valchiavenna c’è infatti una forte movimentazione di capi di bestiame e bisogna essere molto vigili sulle disposizioni di controllo per questa malattia. Risulta importante mantenere una sinergia tra tecnici e allevatori, avendo ben chiari i compiti e le responsabilità di ognuno e introducendo il concetto di biosicurezza». Dal punto di vista dell’Apa è fondamentale che nel prossimo futuro si incentivi la cultura dell’allevamento della rimonta come avveniva negli anni passati, quando la Valtellina era esportatore di animali da rimonta, e non importatrice. «L’allevamento della rimonta è indispensabile nell’allevamento di vacche da latte, la sua entità viene espressa come percentuale di animali che ogni anno debbono essere allevati per la riproduzione e che hanno la funzione di sostituire gradualmente quelli che vengono eliminati dall’allevamento perché giunti a fine carriera, oppure per malattia. In passato eravamo una provincia che esportava animali, ora invece andiamo a comprarli».
Di fronte a queste premesse, è indispensabile il supporto delle amministrazioni. «Allevare gli animali comporta dei costi, quindi riteniamo sempre opportuno il sostegno delle istituzioni. Coloro che operano in montagna in questo ambito meritano un riconoscimento».
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