Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 26 Agosto 2013
«Una ripartenza difficile in Valtellina
Già mille lavoratori sono in esubero»
L’analisi del segretario Cgil di Sondrio in vista della riavvio delle attività produttive
Cerri: nessun segnale di ripresa dopo la crisi nemmeno nel 2013, pesa ancora la cassa
«Forse possiamo parlare di ripresa dell’attività lavorativa dopo le ferie, di certo non di ripresa dopo la crisi».
C’è tanta preoccupazione nelle parole di Giocondo Cerri , segretario generale della Cgil di Sondrio, in vista dell’autunno. «Non a livello valtellinese, ma in contesti più ampi, si registrano dei timidi segnali di freno della crisi – sottolinea Cerri -. Ma di certo queste notizie, che tra l’altro sono soltanto parziali, non sono sufficienti per offrire tranquillità. Sul piano occupazionale non c’è alcun miglioramento. Non ci sono elementi capaci di fare pensare a una ripresa nel corso del 2013. Sarebbe già un ottimo risultato evitare altri licenziamenti».
Secondo l’analisi della Camera del lavoro, ai seimila posti persi dal 2008 a oggi si affiancano altri mille lavoratori che stanno per vedere svanire la propria occupazione. Non si tratta di numeri dal valore scientifico e definitivi, ma di stime prodotte sulla base di analisi approfondite, grazie agli indicatori ufficiali e alle informazioni in arrivo dai delegati. E purtroppo negli ultimi anni le previsioni negative della Cgil si sono sempre avverate, anche quando la voce di via Petrini era inascoltata e sembrava prevalere l’ottimismo grazie ai ristoranti pieni nel fine settimana.
«In edilizia, ad esempio, non si arriverà a duecento nuove assunzioni di persone che non hanno mai lavorato nel comparto. Prima della crisi erano 650 all’anno. Il turismo non ci offre risultati incoraggianti, domina il pendolarismo: occorre una seria e approfondita riflessione sulle strategie da seguire per ottenere un cambiamento di rotta».
I problemi principali, secondo Cerri, riguardano le persone espulse dal mercato del lavoro. «Nelle nostre sedi c’è un costante arrivo di lavoratori licenziati. Non sto parlando di giovani, donne o immigrati, le categorie più deboli che hanno pagato per prime il prezzo della crisi. Mi riferisco a uomini di cinquant’anni, valtellinesi capaci e volenterosi, che dopo l’esaurimento degli ammortizzatori sociali non hanno più alcun tipo di sostegno. È la peggior situazione di sempre per la provincia di Sondrio».
Concentrarsi sulla drammaticità di questa condizione non significa abbassare al guardia sui giovani. «Siamo al 30% di disoccupazione giovanile e un laureato su due se ne va.
Quotidianamente nelle nostre sedi riceviamo giovani che chiedono informazioni per emigrare in Germania o in Australia. La Valle si impoverisce e perde capitale umano indispensabile per ripartire con uno sviluppo di qualità. Il meglio del nostro capitale umano, sul quale ha investito la comunità, dalle famiglie alle agenzie educative passando per le istituzioni, se ne va. Il gap fra i territori competitivi e la Valtellina è destinato ad aumentare».
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