Cronaca / Morbegno e bassa valle
Sabato 26 Luglio 2014
Una chiesa gremita
per l’ultimo saluto
al cercatore di funghi
Delebio, gli amici hanno voluto salutare Enrico con il canto “Signore delle cime”, prima di accompagnare per l’ultimo viaggio su questa terra la salma, verso il cimitero
Un cuscinetto di rose rosso fuoco, intenso come l’amore che univa Anna al suo Enrico, uscito di scena senza preavviso, perché i disegni del Signore sono un grande mistero e nemmeno un uomo di Chiesa come don Amedeo Folladori, il parroco a Delebio che giovedì ha officiato la cerimonia funebre, sa spiegare.
«Chi prima e chi dopo, chiunque, nessuno escluso, dovrà rispondere alla chiamata di Dio - ha sottolineato il don in una parrocchiale gremita di gente con le lacrime agli occhi, sinceramente e profondamente addolorata per l’improvvisa scomparsa di Enrico Molatore, caduto in un dirupo mentre cercava funghi - eppure questo non ci deve abbattere, la vita vera ha un senso se sappiamo godere delle cose belle, semplici, oneste che ci offre la vita, come passeggiare tra i monti, ammirare i fiori, cogliere i frutti della terra, bere l’acqua fresca che sgorga dalle sorgenti».
«Senza tutto questo h proseguito - e l’amore che Dio ci ha donato, la vita perderebbe il suo valore più alto, più importante». Parole di conforto, per cercare di lenire le ferite che sanguinano in questo momento così difficile per la famiglia Molatore, che tutti conoscono in paese e che in tanti hanno voluto visitare dalla morte di Enrico, un padre, un marito, un nonno e un amico amatissimo per il suo buon cuore, l’amabilità, l’innata simpatia. Martedì mattina era uscito di casa, come faceva spesso. È andato nei suoi posti, dove sapeva che avrebbe trovato i funghi, dopo tanti giorni con alternanza di pioggia e di sole. «Sappiate custodire i vostri posti - ha esortato il sacerdote dal pulpito - là dove sotto il frutto si diramano minuscoli filamenti, le ife seminascoste nel terreno, che per noi simboleggiano i valori autentici per cui vale la pena di vivere. Se saprete coltivare le vostre ife, allora sarete frutti, alimento di vita per voi stessi e per gli altri, anche dopo la separazione, anche dopo la morte».
Gli amici hanno voluto salutare Enrico con il canto “Signore delle cime”, prima di accompagnare per l’ultimo viaggio su questa terra la salma, verso il cimitero. A reggere la bara i soci del consorzio “Montagna viva”, a cui era legato anche Molatore, i primi a trovare il suo corpo, purtroppo privo di vita, martedì sera. Molti si sono spontaneamente mobilitati nella speranza di ritrovare Enrico ancora vivo, ma la triste realtà della sua morte si è palesata dopo poche ore.
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